lunedì 23 dicembre 2013

233° Post - con l'Agire...Determinare.

Un saluto a chi mi legge, Buon Natale  e un Proficuo Nuovo Anno.





con l'Agire...Determinare...

determinare = dare termine a "qualcosa" - circoscrivere - dare un confine - portare al suo compimento vitale un progetto precedentemente "pensato" e "visto" immaginitivamente nelle sue possibili attuazioni e giustificazioni esteriorizzanti, tenendo doverosamente conto che la natura dell'idea da oggettivare, rappresentata dal suo contenuto e significato positivamente condizionante, dovrà essere "inserita" in un Contesto dinamico vitale, già esistente, e che i "Vantaggi pensati", che l'idea concretizzata dovrà manifestare, possano essere di beneficio e all'Ideatore e alla Vitalità estesa, nella quale il Pensatore dell'idea è consapevolmente inserito dandone con ciò, il suo ragionevole senso operativo.


Cordialità, 
Sopangi.

venerdì 6 dicembre 2013

232° Post - del Libero Intendere

Un saluto a chi mi legge.




Un utile chiarimento;
uso spesso nei miei Post, la parola "consapevolezza" - intendo precisare che per quanto mi riguarda, il significato "operativo" che do a questa "parola", può essere rappresentato dalla sua composizione strutturale e cioè da 'sapere', 'volontà' e da 'con', quale congiunzione dei due atti: con-sape-volezza = con-sapere-volere - questa "parola", richiama implicitamente, presenza in me stesso, vigilanza, possibile conoscenza delle cause motivanti che determinerebbero ancor prima che siano compiute, una qualche specifica azione, a cui è così possibile dare o meno il "proprio" consenso, - ed ancora, - stato "effettivo" di veglia.
Aggiungo inoltre, per il riconoscimento delle molteplici diversità, che la con-sape-volezza, che si attualizza in 'intima funzione', può essere rappresentata nella propria capacità estensiva, come una griglia di possibilità esplicative, con possibilità quindi di accrescimento-maturazione, relativamente alla conoscenza, appresa, assimilata, rielaborata, acquisita.

del Libero Intendere.

Riconoscere valorizzandola, la propria capacità di giudizio, attualizzandone, analisi e sintesi per una fattiva condivisione, rendendo evidente il limite alienante delle influenze culturalmente autoritarie, con la possibile e proficua maturazione di una consapevolezza estensiva e, Naturalmente inclusiva della distinguibile Complessità vitale.


Cordialità,
Sopangi.

domenica 24 novembre 2013

231° Post - Distinzione e Reciprocità

Un saluto a chi mi legge.


Firenze - Gli Uffizi  - il Museo della Scienza
Distinzione e Reciprocità

Nel considerare la Reciprocità il sottinteso riconoscimento della altrui dignità e significato, ritengo poter dire che il "potere" che fa Distinguere, acquisito per merito, nelle sue molteplici componenti, possa essere condiviso ed esteso, per l'affermazione di una visione costruttiva, di mantenimento e perfezionamento vitale unitivo. 

Nel terminare questa mia breve riflessione, mi pregio di trascrivere dal Libro " L'Evoluzione Creatrice" di Henri Bergson -a cura di Marinella Acerra - Edizioni BUR Rizzoli - un breve Pensiero dell'Autore.

Cordialità,
Sopangi.

dalla INTRODUZIONE
L'intelligenza si è formata lungo un processo evolutivo fino ad arrivare all'uomo. E' uno strumento di adattamento, la facoltà di rispondere alle condizioni di vita che via via si presentano; di "pensare la materia". Si trova a suo agio nell'inerte, fra i solidi, su cui sono stati modellati i concetti e la logica. Ma può rappresentare la vita stessa? Essendo un prodotto del movimento evolutivo, può rappresentare l'essenza stessa di questo movimento, la vita? E' difficile costringere la vita dentro i quadri intellettuali, i concetti rigidi che mortificano la vita; ma la filosofia evoluzionista tenta proprio questa operazione: estende alla vita le spiegazioni che vanno bene per le cose inerti. Questo non significa che dobbiamo rinunciare a conoscere la vita in sé. Teoria della conoscenza e teoria della vita devono procedere insieme: una teoria della vita deve accompagnarsi a una critica della conoscenza; una teoria della conoscenza che non ricollochi l'intelligenza nel processo evolutivo della vita non può spiegare come si sono formati quegli schemi intellettuali e indicarci la via per oltrepassarli.

domenica 10 novembre 2013

230° Post - Autodeterminazione e Sensibilità Altruistica.

Un saluto a chi mi legge.



Penso "utile" considerare che l'atteggiamento di sottomissione (deficienza di ragionevole discriminazione) voluto nel "tempo" come modello educativo, non debba trovare nell'oggi, approvazione, poiché a mio avviso, può rappresentare di fatto, terreno fertile per i "professionisti" della manipolazione.

Il giudizio "altrui" nei confronti del proprio fare, può essere accolto e considerato, ma non assunto come "guida" indicatore, quando contrasti con il proprio intimo sentire.


Cordialità,
Sopangi.

sabato 26 ottobre 2013

229° Post - Democrazia Unitaria

Un saluto a chi mi legge.




Il titolo di questo Post, "Democrazia Unitaria", non vuole essere di riferimento per un Partito politico, ma il personale richiamo ad una "esigenza" a cui la nostra "molteplice" società umana, dovrebbe guardare.
Nella mia personale riflessione naturalmente contestabile, vi è la constatazione implicita, dei molteplici gradi di Consapevolezza espressa e quindi uno "spettro" manifestato di diversità coscienziale in cui però gli estremi manifestati pur nella loro comprensibile diversità, "si toccano" e che a mio avviso rappresentano un "significato" evolutivo non ancora compreso nella sua  ragionevole complessità. 

Di seguito. mi permetto di riportare dal Libro di Richard C. Lewontin - Biologia come Ideologia "La dottrina del DNA" - Editore Bollati Boringhieri - un breve estratto a pagina 57 - Capitolo 4 - dal Titolo Nei libri di testo si racconta che...

Il tema affrontato dal Sig. Richard C. Lewontin,  lo ritengo estremamente importante e vorrei porlo all'attenzione.

Cordialità,
Sopangi. 

Nei libri di testo si racconta che...

Sostenere che tutta l'esistenza umana è controllata dal DNA ha molto successo e ha l'effetto di legittimare le strutture della società in cui viviamo. Non ci si accontenta, infatti, di affermare che le differenze di temperamento, capacità, salute fisica e mentale esistenti tra noi sono codificate nei nostri geni, ma si sostiene anche che le strutture politiche della società - la società competitiva, imprenditoriale, gerarchica in cui viviamo e che ricompensa differentemente i diversi temperamenti, le diverse capacità cognitive e i diversi atteggiamenti mentali - sono anch'esse determinate dal nostro DNA e, pertanto, immutabili. Infatti, dopo tutto, anche se noi fossimo biologicamente diversi l'uno dall'altro, questo di per sé non basterebbe a garantire una diversa attribuzione di potere e status da parte della società a persone che sono diverse. Per rendere completa l'ideologia del determinismo biologico, dobbiamo cioè avere una teoria della natura umana immutabile, una natura umana codificata nei nostri geni.
Ogni filosofia politica deve cominciare con una teoria della natura umana.

lunedì 7 ottobre 2013

228° Post - Parole per la via.

Un saluto a chi mi legge.



Parole per la via.

L'idea di impossibile
può rappresentare
la rappresentazione limitante
di un atteggiamento mentale,

ma può rappresentare anche
 la intelligente interpretazione
di un "limite"
che la Natura trasmette,
ed a cui la soggettiva sensibilità
può rivolgere 
la propria benefica valutazione.


Cordialità,
Sopangi.

martedì 24 settembre 2013

227° Post - Condursi Unitariamente.

Un saluto a chi mi legge.


Tengo a precisare che quanto andrò scrivendo, vuole essere un semplice esercizio, inteso ad alimentare l'atto riflessivo, focalizzandolo sul significato di parole singole, o frasi..., l'intento personale, è quello di dare "misura" e "presenza" alla mia consapevolezza.


Nell'interrogazione esercitarsi...
esercitarsi, per condursi in unità.

Vitalità erotica e Produzione creativa,
il significato orgasmico,
la coscienza orgasmica,
consapevolezza discriminante...
del prima, del durante, del dopo.

Comprensione delle proprie reattività,
loro effetti e loro cause.

Il valore della completezza,
Condursi Unitariamente.


Cordialità,
Sopangi.

domenica 8 settembre 2013

226° Post - Riflessione e Partecipazione.

Un saluto a chi mi legge.





Ci sono Questioni il cui significato non può non riguardare ognuno, anche se possediamo la "libertà"  di scegliere se intraprenderne l'attività interpretativa, o riconoscendo il limite delle proprie capacità, lasciare che Altri, ci aiutino nello svolgimento di  "richieste" risposte.
Questo è il caso dell'argomento che voglio proporre e per il quale mi avvarrò della "importante" interpretazione che sa esprimere, Giancarlo Finazzo - nel suo Libro "La realtà di mondo nella visione cosmogonica esiodea" Edizioni dell'Ateneo -

Trascriverò soltanto alcuni "passi", ma a mio avviso, molto utili nell'avviare "colui" che avverta "sensibilità" all'argomento, verso una "propria" salutare  riflessione partecipativa.

Cordialità,
Sopangi.


avvertenza:   ciò che è fra parentesi e le parole in grassetto sono di Sopangi.

dal Capitolo I - pagina 15  -  LA REALTA' UNIVERSALE E IL SUO SIGNIFICATO RELIGIOSO

1 Del rapporto tra la realtà di mondo e l'uomo

         Trattando del problema dell'apriori  (ciò che è prima) e delle attitudini e facoltà di cui l'uomo  (essere umano) naturalmente dispone e che, mentre gli permettono l'attività conoscitiva, determinano anche il modo in cui questa si attua, rilevavo negli ultimi paragrafi dello scritto Sulla dialettica dell'apriori che l'uomo (essere umano)  "si apre alla conoscenza" nel momento iniziale di esperienza della realtà di mondo.
              Esperienza necessaria che scioglie le sue facoltà apriori per quegli atti percettivi e conoscitivi ai quali tali facoltà appaiono essere originariamente ordinate.
               E che il momento iniziale sia di apertura alla realtà di mondo e non già di confronto o di contrapposizione, trova la sua causa ed il suo fondamento nel fatto che l'uomo (essere umano) " non giunge al mondo da un fuori o a lato del mondo, ma si presenzia e vive e pensa in una realtà che diciamo mondo e che equivale alla totalità di ciò che è".

venerdì 23 agosto 2013

225° Post - Il Valore della Reciprocità.

Un saluto a chi mi legge.





E' significativo notare che
 l'Unità,
benché manifestata come
Molteplice Differenziato,
si occulti
al nostro senso del percepibile,
comprendere
la Ragione
che il significato di ciò porta in se,
può schiudere le porte
ad un Rinnovo armonizzante.


Cordialità,
Sopangi.

giovedì 8 agosto 2013

224° Post - Antichi Interrogativi.

Un saluto a chi mi legge.







Trarrò dal Libro di Giancarlo Finazzo, della Edizioni dell'Ateneo, anno 1971 - con titolo "La realtà di mondo nella visione cosmogonica esiodea" (e che per inciso, tale libro, ho avuto l'occasione di trovare in una Libreria fiorentina qualche mese fa), alcuni passaggi della Introduzione, in  pagina 9 e pagina 10.
Questi "pensieri" dell'Autore, a mio avviso ancora attuali, come del resto ritengo sia il contenuto di tutto il Libro, ci danno l'opportunità, di esercitare la propria capacità riflessiva, atto di valore insostituibile, per chi condivida il significato costruttivo che possiede la Cultura, quale Contenitore di Intelligenza formativa, a cui per altro, ogni essere umano può parteciparvi, pur nel rispettabile limite delle proprie "possibilità".

Riflessione personale.

Cogliendo il "segno" degli Antichi Interrogativi,
che da tempo immemorabile,
percorrono le vie del Pensiero,
e che per l'eredità giunta a noi
e adagiata nello scrigno della Memoria,
ancora percuotono il Contenitore dei nostri giorni,
si impegnino risposte chiarificanti,
affinché per il "sentito augurio",
si trovino 
le attese, ragionevoli soluzioni.

Cordialità,
Sopangi.

"La realtà di mondo nella visione cosmogonica esiodea" - di Giancarlo Finazzo.

pagina 9.
           Le grandi civiltà, si sono sviluppate muovendo da una qualche esperienza fondante della realtà di mondo: alcune di queste esperienze originarie e comprensive, vissute e trasmesse da uomini particolarmente sensibili e pensosi, condussero ad una visione di mondo cui arrise il successo, che conobbe maggiore diffusione e nella quale i popoli finirono col riconoscere il "grande disegno" che fissava i termini e i modi di ogni interpretazione e di ogni valutazione della realtà delle cose e degli uomini.
             Col tempo queste visioni furono arricchite di precisazioni dottrinali.

pagina 10.
             I fatti nuovi che la società umana ha prodotto in questi ultimi secoli ed i nuovi rapporti effettivi e ideali che si sono venuti a costituire all'interno della realtà umana e tra questa e la realtà circostante, hanno gradualmente cancellato considerevoli parti del "grande disegno" nel quale le singole civiltà trovavano il fondamento di ogni significato e di ogni valore. E ciò può spiegare l'insicurezza di fondo che è propria del nostro tempo, la difficoltà delle scelte, il carattere frammentario e provvisorio che contraddistingue il pensiero e l'azione dell'uomo contemporaneo.

                 La mia ricerca sul problema del fondamento, della quale questo scritto è il risultato più recente, è stata ed è mossa dalla consapevolezza che nessuna civiltà ha esaurito l'uomo (grassetto di Sopangi) dicendolo tutto e manifestandolo al limite della sua realtà e delle sue facoltà.

sabato 20 luglio 2013

223° Post - Del libero considerare.

Un saluto a chi mi legge.


Etimologicamente, la parola "considerare", significa, esaminare attentamente, stimare.
Pongo all'attenzione, la mia personale impressione, che siano "tempi" in cui potremmo e "dovremmo" prendere sempre più consapevolmente, possesso, della nostra "singolarità", per ciò stessa, irripetibile e non duplicabile, qualunque sia il "suo" grado di completezza.
La Cultura che ha, ed ha avuto, un ruolo determinante nella "formazione" della propria "coscienza", può essere "riconsiderata", soprattutto in quegli aspetti, che più ci appaiono come causa formativa del proprio modo di essere, pensare, agire.
L'atto del considerare può rappresentare, se attuato adeguatamente, e con il dovuto rispetto a tutto ciò che ha comunque contribuito alla propria formazione, l'aggiornamento ed anche probabilmente il rinnovamento del proprio "patrimonio" personale, con i benefici che tale atto può comportare.
Alcuni "convincimenti", che ci sono stati trasmessi, che sono parte integrante della Cultura, e che talvolta possono condizionare inconsapevolmente il nostro agire, perché non consapevolmente condivisi, ma come può accadere nella trasmissione culturale, solamente "eseguiti", dovrebbero essere verificati nelle loro componenti più intime, affinché i nostri atti discriminanti  possano contribuire a maturare  quel "libero discernimento"  che  possa affermare a noi stessi il più chiaramente possibile, ciò che vogliamo sia, questa nostra "irripetibile" esperienza di vita.


Cordialità, 
Sopangi.

Trascrivo dal Libro "Cicerone SULLA NATURA DEGLI DEI" - A cura di Ubaldo Pizzani - 
Oscar Mondadori -
da fine pagina 11 -  pagina 13

nelle discussioni si deve cercare non il peso dell'autorità, ma la forza degli argomenti. Per lo più, anzi, l'autorità di coloro che si proclamano maestri è un ostacolo per quelli che desiderano imparare; sotto il suo peso cessano di esercitare la loro facoltà di giudicare e ritengono incontestabilmente valido il giudizio di colui che apprezzano e stimano. Non è mia abitudine esaltare il metodo dei Pitagorici, dei quali si racconta che, se in una discussione veniva fatta un'asserzione e qualcuno chiedeva che venisse giustificata razionalmente, erano soliti rispondere : "l'ha detto lui". Questo "lui" era Pitagora: tanto grande era il peso di un'opinione preventivamente fissata come vera, che l'autorità prevaleva anche prescindendo dalla possibilità di dimostrarla razionalmente.

martedì 9 luglio 2013

222° Post - Le Differenze, fanno Valore.

Un saluto a chi mi legge.



Riflessione:

la maturazione di una Idea, che per il suo contenuto può determinare la "nascita" di una dottrina, di un modello operativo, è a mio avviso, frutto di un insieme di fattori e di convergenze, di molteplici attività spazio-temporali, che per la necessità di una rappresentazione unitiva delle differenze concepibili, si coagula, in una "specifica struttura", rappresentativa di tutta quella "silente operazione" alla quale indirettamente hanno contribuito tutti coloro che partecipano a vario titolo alla vita di relazione tutta, e che assume specificatamente attraverso l'operosità dell'Autore che determina la "nascita" della Idea, ed al quale , va riconosciuto il giusto merito, il Senso e il Significato per l'insieme vitale, a cui vorrà riferirsi.
Questo lo ritengo in sintesi, il significato della "nascita" di una "dottrina" o di un "modello operativo" a cui si troveranno in seguito a partecipare un numero indefinito di esseri umani (e non solo).
La "nascita di..." quindi, in qualche modo precede, l'Autore, che traducendone i "silenti meccanismi"- ha capacità di mettere in atto, ciò che si andava più o meno inconsapevolmente richiedendo.
Naturalmente, l'Autore che traduce e interpreta, dovrebbe avere il responsabile compito, di comprendere il significato operativo della "dottrina" o del "modello operativo" che elaborerà, poiché per la più o meno consapevole richiesta della moltitudine, che né ha determinato il concepimento, l'Autore, si troverà ad assumere il ruolo di riferimento e di garante della bontà del suo contenuto operativo, per l'uso specifico del bene comune, a cui la tal "dottrina" o "modello operativo" vorrà essere di riferimento.
La comprensione quindi che Tutti, in vario modo hanno concorso alla "nascita" della tal Idea operativa, rende evidente che le Differenze fanno Valore.


Cordialità,
Sopangi.

lunedì 24 giugno 2013

221° Post . Il santo Patrono di Firenze.

Un saluto a chi mi legge.


Panorama di Firenze, dalla Collina di Fiesole



Oggi 24 Giugno è la Festa del santo Patrono di Firenze, sarà una bella giornata di Celebrazioni, in onore del Santo, a cui parteciperanno molti fiorentini e tutti quei Visitatori che la nostra Città accoglie ogni anno in occasione di questa ricorrenza, oggi pomeriggio ci sarà l'attesa finale del Calcio Storico Fiorentino, che vedrà il Quartiere dei Bianchi di San Frediano e il Quartiere degli Azzurri di Santa Croce, affrontarsi con piglio, leale ma deciso, per l'ambito Trofeo, poi questa sera, come si dice a Firenze, tutti a vedere i fohi (i fuochi di artificio).
Per questa ricorrenza, ho pensato di partecipare, attraverso questo mio Blog, con il ritrovare negli angoli riposti della mia memoria, un Inno che non ho mai dimenticato, nonostante siano passati così tanti anni. L'Inno, di cui dirò in seguito, lo imparai a memoria, nei primi anni delle scuole superiori, fra le varie Materie di insegnamento, avevamo anche Musica, e, proprio in questa materia, feci l'incontro con l'Inno Ut queant laxis. 

Wikipedia l'Enciclopedia libera : Ut queant laxis è l'inno liturgico dei Vespri della solennità della natività di San Giovanni Battista che ricorre il 24 giugno.
La fama di questo inno di strofe saffiche, scritto dal monaco storico e poeta Paolo Diacono, si deve a Guido d'Arezzo, che ne utilizzò la prima strofa per trarne i nomi delle 6 note dell'esacordo.

Di questo inno che riporterò nella sua trascrizione latina, ne proporrò la traduzione in italiano che nonostante i tanti anni passati, ancora ricordo e il cui significato lascerò alla libera interpretazione del Visitatore di questo Post, se pur nel doveroso riconoscimento di Chi lo scrisse e a suo tempo commentò.



          Ut queant laxis                                            Acciocché           
          Resonare fibris                                            le Tue gesta miracolose
          Mira gestorum                                            possano riecheggiare
          Famuli tuorum                                            nelle stanche viscere,
          Solve polluti                                                perdona la colpa
          Labii reatum                                               del labbro contaminato
          Sancte Iohannes                                          o San Giovanni.


Cordialità,
Sopangi.








domenica 9 giugno 2013

220° Post - Parole Guida.

Un saluto a chi mi legge.



Vi sono "parole" il cui significato riesce ad "orientare" il proprio comportamento, con la semplice sua enunciazione, attuata consapevolmente, nell'intimo della propria spazialità mentale - "ambiente" nel quale il proprio pensiero, prende "forma" identificabile e comprensibile e determinando di fatto modificazioni che colte nel loro costituirsi, divengono, consapevolmente orientabili, per il beneficio di azioni volute.

etimologicamente la parola "discriminare", significa - differenziare - che a sua volta, significa - distinguere -

così, l'atto del "discriminare" (differenziare, distinguere) rappresenta figurativamente il "recinto" della propria "cittadella" interiore, dove la ragionevole quiete, così difesa da intrusioni che confondono, può costituirsi in atmosfera favorevole, nella quale i buoni progetti per il "proprio" vivere, possono prendere forma.


Cordialità,
Sopangi.

sabato 25 maggio 2013

219° Post - Interpretare e Tradurre.

Un saluto a chi mi legge.




Interpretare e Tradurre.

Camminando lungo i "sentieri" della vita,
molte sono le immagini vitali che si presentano al mio intendere,
ed i pensieri che esse producono
si affollano nella mia mente,
ognuno reclamando per se stesso, diritto di risposta,
devo trovare "pause" che ristorano,
perché l'impegno richiesto,
possa trovare ragionevole esaudimento.
Cerco e trovo "ispirazione",
perché so, che la sanità del mio intimo equilibrio,
è componente essenziale per potermi condurre,
ed avere così, capacità di dipanare quando si forma,
quel "groviglio" che la irragionevole frammentarietà degli eventi porta con sé,
e che la traduzione del mio  "insufficiente" interpretare
contribuirebbe a consolidare,
confermando a me stesso che la libera e consapevole "qualità"
è "ritmo" affermativo e necessario per i  miei passi.


Cordialità,
Sopangi.

domenica 5 maggio 2013

218° Post - Lineare e Comprensibile.

Un saluto a chi mi legge.



Le origini della nostra "eredità culturale" non hanno date certe, coinvolgono un tempo molto ampio,  hanno impegnato ed impegnano molti Studiosi, con il compito di tradurne e aggiornarne le "particolarità"  espresse nelle varie Civiltà, attraverso Scritti ed Immagini, con lo scopo di comunicare una "comprensione" sempre più accurata, che ci possa essere di valido aiuto per un ampliamento fattivo, utile ad un consolidamento di un "fare" sempre più ragionevole ed equilibrato, a beneficio individuale e della Collettività della quale e nella quale siamo "parte" costitutiva.
E' quindi accettabile il definire l'eredità culturale che ci è stata "trasmessa" sotto varie forme, come un "complesso di idee" che hanno dato Forma alla Struttura della nostra Civiltà ed ai molteplici comportamenti che di Essa sono parte fondante.
Nonostante i progressi indubitabili che sono stati fatti rispetto al passato anche più recente, ci sono "certi" pregiudizi che ancora oggi risultano di non facile comprensione. E' questo ad esempio il caso del rapporto uomo-donna.
L'argomento è di ampia portata ed è al di là delle mie possibilità espressive, ma parlando di eredità culturale, credo che qualche aiuto lo si possa ricevere (ciò naturalmente è valido per chi né avverta la questione), volgendo l'attenzione al nostro "passato storico" là dove le Convinzioni relative al ruolo e alla natura dell'uomo e della donna, hanno preso avvio, e che possiamo conoscere  perché "codificate" e quindi atte ad essere tramandate e per tale motivo  capaci di influenzare le generazioni future. 
Con ciò detto, mi farò aiutare, trascrivendo un estratto, che ricavo dal Libro :
 "GLI ANTICHI dalla Preistoria a Giustiniano" Autori Eva Cantarella, Giulio Guidorizzi - Einaudi Scuola - Edizione 1993 - 


Documento 10.B  (da pagina 177)

I filosofi, le donne e il dibattito sulla riproduzione.

Il mistero della nascita fu uno dei temi che affascinò, fin dall'inizio, i pensatori greci e diede luogo a un acceso dibattito: il figlio, essi si chiesero, nasce solo dal padre o anche dalla madre? 
Gli stessi termini in cui il problema si poneva rivelano un atteggiamento ben preciso che tendeva a minimizzare al massimo la constatazione che il figlio nasce dal corpo materno, e talvolta giungeva persino a cancellarla. Per gli stoici, infatti, il figlio nasceva solo dal padre. Per altri, invece, quali Parmenide, Democrito e per il medico Ippocrate, il figlio nasceva anche dalla madre.
Parmenide (nato attorno al 519 a.C.), ammetteva che la donna produceva anch'essa un seme, e sosteneva che il sesso del figlio dipendeva dalla posizione del feto nell'utero: se si trovava a destra, nella parte più fredda, sarebbe nato un maschio, se nella parte sinistra, più calda, sarebbe nata una femmina.
Secondo Democrito (nato attorno al 470 a.C.), la differenziazione sessuale dipendeva dal rapporto di forza tra il seme paterno e quello materno: se era più forte il primo nasceva un maschio, nel caso contrario, una femmina.
La teoria di Ippocrate era più complicata perché prevedeva che i semi maschili e femminili avessero pari forza. In questo caso il sesso del nascituro dipendeva dalla forza paritaria di ambedue i semi: se erano entrambi deboli nasceva una femmina, se erano entrambi forti nasceva un maschio.
Ma la teoria che ebbe maggior successo fu quella aristotelica. Convinto che anche la donna contribuisse alla riproduzione, Aristotele spiegò in che cosa consisteva il contributo femminile. Alla formazione dell'embrione, egli disse, concorrono sia il seme maschile sia il sangue femminile. Ma il ruolo di questi due elementi è diverso. Per dimostrarlo occorre considerare la natura del sangue; il sangue, disse Aristotele, deriva dal cibo e più precisamente dal cibo che l'organismo non espelle e che viene trasformato dal calore. Poiché la donna è meno calda dell'uomo, il suo calore è sufficiente a trasformare il residuo di cibo in sangue ma non può andare oltre. Il maggior calore maschile, invece, fa sì che il cibo ingerito dagli uomini, dopo essere stato trasformato in sangue, venga ulteriormente trasformato in seme. Ecco, quindi, nel momento della riproduzione, il seme maschile "cuocere" il sangue femminile e dar vita all'embrione.
Quindi il seme maschile ha un ruolo attivo, il sangue femminile uno passivo. Il contributo della donna è solo quello della materia, per definizione passiva, quello dell' uomo invece è creativo, dello spirito che crea e trasforma.
Quali potessero essere le conseguenze politiche di una simile biologia non è difficile immaginare: la passività nella riproduzione era uno degli elementi che giustificavano la posizione sociale e giuridica subalterna della donna.
La famiglia quindi, secondo Aristotele, deve avere un capo che non può essere che maschio; solo il capo ha il diritto di partecipare alla gestione della pòlis e solo a lui spetta comandare sulla moglie, sui figli e sugli schiavi. Sulla moglie, in particolare, il marito ha l'autorità dell'uomo di Stato.
Nella relazione tra il maschio e la femmina "l'uno è per natura superiore, l'altra è comandata ed è necessario che fra tutti gli uomini sia proprio in questo modo.
Ma perché la donna è naturalmente inferiore? Perché è dotata di una ragione (lògos) minore e imperfetta, cosicché è incapace di controllare la sua parte concupiscibile":

Quanto trascritto dovrebbe bastare al suo significato; che aveva la sua ragion d'essere nel "tempo" in cui fu concepito, ma che avrebbe dovuto essere Rivisitato nel trascorre dei "rapporti umani". Ma l'insegnamento di Aristotele come di altri Pensatori, ha avuto una funzione di "autorità" indiscussa per molto tempo, e poiché la formazione filosofica ha un "ruolo" determinante per l'ampliamento della coscienza operativa, anche in "coloro" che di tale insegnamento non né hanno "beneficiato" direttamente, poiché l'indirizzo dato all'agire della Collettività aveva (ed ha) nella Filosofia un riferimento fondante, la costruzione di un "comportamento" con "tali interpretazioni della natura dell'uomo e della donna" (che si traducesse  in atti "conflittuali" riscontrabili ancora ai nostri giorni) non poteva non averne i suoi effetti evidenti. 
Lascio  quindi alla riflessione del Lettore di questo Post, il fare le "utili" considerazioni, precisando che quanto trascritto, vuole rappresentare un "appunto" e non intende dare alcunché di indirizzo ideologico.

Cordialità, 
Sopangi.

domenica 21 aprile 2013

217° Post - La divina proporzione.

Un saluto a chi mi legge.





Un breve estratto da Wikipedia l'Enciclopedia libera.

La sezione aurea o rapporto aureo o numero aureo o costante di Fidia o proporzione divina, nell'ambito delle arti figurative e della matematica, indica il rapporto fra due lunghezze disuguali, delle quali la maggiore è medio proporzionale tra la minore e la somma delle due.

A livello storico vi sono diverse questioni aperte riguardo quali e se effettivamente siano esistiti prima dei greci, popoli che conoscessero la sezione aurea e che effettivamente la utilizzassero nelle loro opere.

La definizione del rapporto aureo viene fissata attorno al VI secolo a.C., ad opera della scuola pitagorica ( i discepoli e seguaci di Pitagora), nell'Italia meridionale, dove secondo Giamblico fu scoperto da Ippaso di Metaponto, che associò ad esso il concetto di incommensurabilità.

Da Fibonacci al Rinascimento
Dal declino del periodo ellenistico passarono circa mille anni prima che la sezione aurea tornasse nuovamente a stuzzicare le menti dei matematici, che ne rilevarono proprietà di natura algebrica, prima inconoscibili per via meramente geometrica.

Nel 1202 Leonardo Fibonacci pubblica il suo Liber abaci, il libro col quale si diffonderanno in Europa le cifre indo-arabe, semplificando le modalità di calcolo nelle operazioni quotidiane.

Ad insaputa dello scopritore, anche la successione che porta il suo nome è indissolubilmente legata alla sezione aurea; il rapporto tra i due argomenti fu tuttavia scoperto solo qualche secolo più tardi da un altro matematico, durante il periodo rinascimentale.

Il rinnovato interesse per il numero aureo in epoca rinascimentale, può essere ascritto ad un altro libro, il De divina proportione di Luca Pacioli (pubblicato a Venezia nel 1509 e corredato di disegni di solidi platonici di Leonardo da Vinci), nel quale si divulgava a una vasta platea di intellettuali, l'esistenza del numero e di alcune delle sue numerose proprietà, fino ad allora appannaggio soltanto di una più ristretta cerchia di specialisti. Il medesimo libro scalzava inoltre la definizione euclidea, unica dicitura, col quale il numero veniva chiamato, reinventandone una completamente nuova di proporzione divina, dove l'aggettivo "divina" è dovuto ad un accostamento tra la proprietà di irrazionalità del numero (che lo rende compiutamente inesprimibile per mezzo di una ratio o frazione) e l'inconoscibilità del divino per mezzo della ragione umana:

"Commo Idio propriamente non se po diffinire ne per parolle a noi intendere, così questa nostra proportione non se po mai per numero intendibile asegnare, né per quantità alcuna rationale exprimere, ma sempre fia occulta e secreta e da li mathematici chiamata irrationale" - Luca Pacioli.

La relazione tra il numero aureo e la serie di Fibonacci, rimasta ignota anche a Luca Pacioli, fu scoperta nel 1611 da Keplero.

dal Libro " La sezione aurea" pag. 21
" Una delle proprietà che contribuiscono alla riuscita estetica di un'opera è il suo essere proporzionata".

Riflessione personale sul Titolo del Post:

del fare "esperienze";

al vivere sociale, contribuisce l'indirizzo che viene dato da definizioni, da significati, idealmente concepiti e costruiti, con ciò, possiamo, valutandone il "senso", "orientare" consapevolmente la propria capacità di "scelte", atta a dare soddisfazione alle "proprie" corrispondenti richieste, contribuendo a confermare (o meno) il loro intrinseco "valore".

Cordialità,
Sopangi.

domenica 7 aprile 2013

216° Post - Sintonizzazione Consapevole.

Un saluto a chi mi legge.
Campagna Toscana.




Riflessione:

 per quanto si possa "arretrare" nel tempo "storico" (inteso come conoscenza di eventi) non si troveranno "fatti annotati" che siano stati in grado di "vedere" ciò di cui Oggi abbiamo bisogno di sapere.
Sin da un "probabile" inizio concepito in una "attuazione" della consapevolezza creativa, tutte le "interpretazioni" e conseguenti "costruzioni" ideali e di conseguente comportamento, hanno avuto lo scopo di regolare e quindi "determinare" il comportamento dei molteplici gruppi umani, dando l'avvio al manifestarsi delle numerose Civiltà e benché lo studio di "tutte"  le tradizioni culturali che le compongono sia di "somma" importanza, affinché il Collegamento possa produrre Conoscenza applicativa, credo (questo naturalmente è soltanto un mio pensiero) che non possano rappresentare un Modello di riferimento per la "comprensione" dell'essere e del fare di cui oggi "avvertiamo" il bisogno.
Penso che noi esseri Umani possiamo "ancora" far venire all'evidenza per il nostro vivere comune, del Nuovo, adatto ai tempi che stiamo vivendo.
Pensando di attingere "ispirazione" dal Nuovo, per le azioni che siamo chiamati a compiere perché gli eventi lo richiedono, riusciremo ad "attivare" in noi quelle componenti "strutturali" attraverso le quali, quello che consideriamo Sogno Utopistico, possa manifestare "novelle" Capacità creative.
D'altra parte questa "tensione" di ricerca alla Soluzione, è sempre stata "fattore" innovativo ed evolutivo nella Storia Umana.
Quando pensiamo ad una "Invenzione" (che per quanto mi riguarda è una parola il cui significato è fuorviante riguardo alla comprensione della "nascita" dell'evento a cui si riferisce), per il "prima"- il "dopo" non poteva che essere un Nuovo utopistico.


Cordialità,
Sopangi.

domenica 24 marzo 2013

215° Post - L'Arte del Linguaggio.

Un saluto a chi mi legge.


Santa Maria Novella - Firenze - Leon Battista Alberti, Architetto.





Potendo prendere come riferimento, quanto ci viene comunicato dagli Studiosi, sulle capacità espressive dei "primi" Homo Sapiens, di cui comunque non conosciamo le Questioni causanti che sembra abbiano determinato l'inizio di una attiva e specifica elaborazione "culturale", non possiamo non riconoscere "valore" al senso evolutivo che nel Tempo si è andato esprimendo nel Linguaggio Umano nelle sue molteplici forme e manifestazioni, raggiungendo in molte "specificità" gradi così "raffinati" da indurci allo stupore.
Le Arti che il Linguaggio di Alcuni esseri umani sono stati e sono in grado di esprimere, sono spesso di una Bellezza così coinvolgente, che la "parola" non può contenerne ed esprimerne tutto il Suo "impetuoso" potere.
L'Architettura, la Scultura, la Musica e la Pittura, il Teatro e l'Arte della Recitazione, la Poesia, la Miniatura, l'Arte della Parola e l'Arte dello Scrivere, ma non vorrei porre limitazioni con Definizioni specifiche, perché ogni Espressione, nel momento in cui "raggiunge" la sua intrinseca "raffinatezza", non può non essere considerata Arte.
Arte del Linguaggio, appunto.
E' una bella Eredità a cui tutti siamo Partecipi in vario modo e secondo le proprie singolarità, Eredità a cui possiamo attingere e trovare ispirazione, con la possibile "sorpresa" di esserne anche noi, capacità Espressiva, affinché l'Arte dei Linguaggi, sia trasferita alle Generazioni presenti e Future.

Cordialità,
Sopangi.

Termino questa mia breve riflessione con un Dialogo che traggo dall'Amleto di William Shakespeare - traduzione di Gabriele Baldini - BUR rizzoli - Nuova Edizione -

ORAZIO      Ed è trasalito, come persona colpevole a un pauroso richiamo. Ho sentito dire come il gallo, ch'è la tromba del mattino, risvegli il dio del giorno con la sua gola alta e sonante; e, che, al suo segnale, gli spiriti errabondi e vagolanti nel mare, nel fuoco, nella terra e nell'aria s'affrettano ai loro nascondigli. E quanto questo sia vero, ce ne ha dato una riprova l'oggetto della presente apparizione.

MARCELLO     E' svanito al canto del gallo. Dicon taluni che all'appressarsi di quel tempo dell'anno in cui si celebra il natale del nostro Salvatore, l'uccello dell'alba canta sempre per tutta la notte quant'è lunga: ed allora - dicono -gli spiriti non posson vagare in giro; le notti son salubri, gli astri non son perniciosi, né fata alcuna ha potere d'incantesimo o strega di affatturamento : tanto santificato e colmo di grazia è quel tempo.

ORAZIO         Così ho udito anch'io, e in parte credo che sia vero. Ma guardate: il mattino, vestito d'un manto vermiglio, muove i passi sulla rugiada di quell'alto colle a oriente, mettiam termine alla nostra guardia, e per seguire un mio consiglio, informiamo il giovane Amleto di quel che abbiam veduto stanotte. Sulla mia vita, questo spirito che riman così taciturno con noi,  a lui, per contro, vorrà pur parlare. Pensate anche voi che dobbiamo informarlo, come richiede il nostro affetto e come s'addice al nostro dovere?

domenica 10 marzo 2013

214° Post - Pensieri,Parole,Azione.

Un saluto a chi mi legge.




Nel  210° Post- "Nutrire la propria Consapevolezza" ho avuto modo di presentare all'attenzione, il Libro di Julian Jaynes " Il crollo della mente bicamerale e l'origine della coscienza" ADELPHI Edizioni.
Poiché nella Teoria espressa dall'Autore, si parla in modo specifico dell' Iliade, ho voluto dopo tantissimi anni (dal tempo della scuola) rileggermi con attenzione questo Poema Omerico.
Prima di tutto però, ringrazio l'Autore del Libro sopra citato e benché alcune sue teorie non mi trovino in accordo, l'impegno profuso e comunicato, nel cercare di dare risposte ad un "tema" così importante per ognuno di noi, mi ha dato la possibilità di riavvicinarmi ai contenuti di un Poema, così "importante" per la  Cultura occidentale e non solo.
Prima di proporre una pur breve riflessione in merito alla mia lettura dell'Iliade, voglio riportare il retro della Copertina del Libro - ILIADE a cura di Maria Grazia Ciani - Grandi Classici tascabili Marsilio-

ILIADE - Omero
Un mondo in cui la morte è evento dominante viene inondato di luce metafisica e fissato nell'immagine crudele di una forma perfetta e priva d'ombra. E' il mondo perduto degli eroi, la privilegiata arena dei campioni, l'universo aristocratico dei principi: murato nelle sue leggi inesorabili, segnato da un tempo limpido e breve, bruciato dall'eccesso di splendore. Roberto Calasso lo ha paragonato a un "immane masso abbandonato nella pianura"; un masso che pesa su tutto l'immaginario greco, un universo pietrificato che proietta sull'Occidente innumerevoli figure carismatiche - Elena e Achille, Ettore e Andromaca, Priamo ed Ecuba, Patroclo, Paride, Odisseo, Aiace, Agamennone, Diomede -; spesso richiamate dal loro poetico Valhalla per diventare materia di dissertazione di aneddoto di dramma di leggenda; ma pronte a rientrare nel loro ambito di privilegio e preclusione per riassumere, insieme al ruolo archetipico ed emblematico, il duplice volto dell'enigma.
Nulla prima dell'Iliade, tutto dopo l'Iliade. Leggere questo poema significa ritrovare chiavi segrete, spesso dimenticate, che aprono mille porte; tutti gli aspetti di una grande civiltà hanno qui - e qui soltanto - le loro radici profonde.

Naturalmente dopo una così "artistica" introduzione e "poetico" commento, la mia riflessione sarà estremamente breve.
Riprendo una delle ultime frasi  : nulla prima dell'Iliade, tutto dopo l'Iliade - 
Ho voluto intitolare questo Post - Pensieri,Parole,Azione - proprio pensando ai sentimenti e pensieri, che mi ha suscitato la lettura dell'Iliade e la "sorpresa" nel riscontare come i suoi contenuti, le "forti" personalità espresse dai suoi Eroi e dalle  sue Divinità, abbiano avuto un "ruolo" così importante nella "formazione" della Cultura occidentale e delle conseguenti Azioni che da essa Cultura sono scaturite e che si possono "leggere" ancora nei nostri giorni.
La mia "sorpresa", ecco, in questa parola sta il senso della mia personale riflessione, i Contenuti che danno forma alla nostra coscienza hanno "radici" antiche che determinano "specifici" comportamenti dei quali molte volte però non ne prevediamo gli effetti, perché la Natura di tali Contenuti ha assunto la caratteristica di un Modello da imitare non confacente alla realtà dei nostri Rapporti umani. Il Modello dell'Eroe Iliadico ha attraversato tutto il nostro tempo storico e questo mi ha sorpreso. !

Cordialità,
Sopangi.
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