giovedì 8 agosto 2013

224° Post - Antichi Interrogativi.

Un saluto a chi mi legge.







Trarrò dal Libro di Giancarlo Finazzo, della Edizioni dell'Ateneo, anno 1971 - con titolo "La realtà di mondo nella visione cosmogonica esiodea" (e che per inciso, tale libro, ho avuto l'occasione di trovare in una Libreria fiorentina qualche mese fa), alcuni passaggi della Introduzione, in  pagina 9 e pagina 10.
Questi "pensieri" dell'Autore, a mio avviso ancora attuali, come del resto ritengo sia il contenuto di tutto il Libro, ci danno l'opportunità, di esercitare la propria capacità riflessiva, atto di valore insostituibile, per chi condivida il significato costruttivo che possiede la Cultura, quale Contenitore di Intelligenza formativa, a cui per altro, ogni essere umano può parteciparvi, pur nel rispettabile limite delle proprie "possibilità".

Riflessione personale.

Cogliendo il "segno" degli Antichi Interrogativi,
che da tempo immemorabile,
percorrono le vie del Pensiero,
e che per l'eredità giunta a noi
e adagiata nello scrigno della Memoria,
ancora percuotono il Contenitore dei nostri giorni,
si impegnino risposte chiarificanti,
affinché per il "sentito augurio",
si trovino 
le attese, ragionevoli soluzioni.

Cordialità,
Sopangi.

"La realtà di mondo nella visione cosmogonica esiodea" - di Giancarlo Finazzo.

pagina 9.
           Le grandi civiltà, si sono sviluppate muovendo da una qualche esperienza fondante della realtà di mondo: alcune di queste esperienze originarie e comprensive, vissute e trasmesse da uomini particolarmente sensibili e pensosi, condussero ad una visione di mondo cui arrise il successo, che conobbe maggiore diffusione e nella quale i popoli finirono col riconoscere il "grande disegno" che fissava i termini e i modi di ogni interpretazione e di ogni valutazione della realtà delle cose e degli uomini.
             Col tempo queste visioni furono arricchite di precisazioni dottrinali.

pagina 10.
             I fatti nuovi che la società umana ha prodotto in questi ultimi secoli ed i nuovi rapporti effettivi e ideali che si sono venuti a costituire all'interno della realtà umana e tra questa e la realtà circostante, hanno gradualmente cancellato considerevoli parti del "grande disegno" nel quale le singole civiltà trovavano il fondamento di ogni significato e di ogni valore. E ciò può spiegare l'insicurezza di fondo che è propria del nostro tempo, la difficoltà delle scelte, il carattere frammentario e provvisorio che contraddistingue il pensiero e l'azione dell'uomo contemporaneo.

                 La mia ricerca sul problema del fondamento, della quale questo scritto è il risultato più recente, è stata ed è mossa dalla consapevolezza che nessuna civiltà ha esaurito l'uomo (grassetto di Sopangi) dicendolo tutto e manifestandolo al limite della sua realtà e delle sue facoltà.

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