domenica 21 aprile 2013

217° Post - La divina proporzione.

Un saluto a chi mi legge.





Un breve estratto da Wikipedia l'Enciclopedia libera.

La sezione aurea o rapporto aureo o numero aureo o costante di Fidia o proporzione divina, nell'ambito delle arti figurative e della matematica, indica il rapporto fra due lunghezze disuguali, delle quali la maggiore è medio proporzionale tra la minore e la somma delle due.

A livello storico vi sono diverse questioni aperte riguardo quali e se effettivamente siano esistiti prima dei greci, popoli che conoscessero la sezione aurea e che effettivamente la utilizzassero nelle loro opere.

La definizione del rapporto aureo viene fissata attorno al VI secolo a.C., ad opera della scuola pitagorica ( i discepoli e seguaci di Pitagora), nell'Italia meridionale, dove secondo Giamblico fu scoperto da Ippaso di Metaponto, che associò ad esso il concetto di incommensurabilità.

Da Fibonacci al Rinascimento
Dal declino del periodo ellenistico passarono circa mille anni prima che la sezione aurea tornasse nuovamente a stuzzicare le menti dei matematici, che ne rilevarono proprietà di natura algebrica, prima inconoscibili per via meramente geometrica.

Nel 1202 Leonardo Fibonacci pubblica il suo Liber abaci, il libro col quale si diffonderanno in Europa le cifre indo-arabe, semplificando le modalità di calcolo nelle operazioni quotidiane.

Ad insaputa dello scopritore, anche la successione che porta il suo nome è indissolubilmente legata alla sezione aurea; il rapporto tra i due argomenti fu tuttavia scoperto solo qualche secolo più tardi da un altro matematico, durante il periodo rinascimentale.

Il rinnovato interesse per il numero aureo in epoca rinascimentale, può essere ascritto ad un altro libro, il De divina proportione di Luca Pacioli (pubblicato a Venezia nel 1509 e corredato di disegni di solidi platonici di Leonardo da Vinci), nel quale si divulgava a una vasta platea di intellettuali, l'esistenza del numero e di alcune delle sue numerose proprietà, fino ad allora appannaggio soltanto di una più ristretta cerchia di specialisti. Il medesimo libro scalzava inoltre la definizione euclidea, unica dicitura, col quale il numero veniva chiamato, reinventandone una completamente nuova di proporzione divina, dove l'aggettivo "divina" è dovuto ad un accostamento tra la proprietà di irrazionalità del numero (che lo rende compiutamente inesprimibile per mezzo di una ratio o frazione) e l'inconoscibilità del divino per mezzo della ragione umana:

"Commo Idio propriamente non se po diffinire ne per parolle a noi intendere, così questa nostra proportione non se po mai per numero intendibile asegnare, né per quantità alcuna rationale exprimere, ma sempre fia occulta e secreta e da li mathematici chiamata irrationale" - Luca Pacioli.

La relazione tra il numero aureo e la serie di Fibonacci, rimasta ignota anche a Luca Pacioli, fu scoperta nel 1611 da Keplero.

dal Libro " La sezione aurea" pag. 21
" Una delle proprietà che contribuiscono alla riuscita estetica di un'opera è il suo essere proporzionata".

Riflessione personale sul Titolo del Post:

del fare "esperienze";

al vivere sociale, contribuisce l'indirizzo che viene dato da definizioni, da significati, idealmente concepiti e costruiti, con ciò, possiamo, valutandone il "senso", "orientare" consapevolmente la propria capacità di "scelte", atta a dare soddisfazione alle "proprie" corrispondenti richieste, contribuendo a confermare (o meno) il loro intrinseco "valore".

Cordialità,
Sopangi.

domenica 7 aprile 2013

216° Post - Sintonizzazione Consapevole.

Un saluto a chi mi legge.
Campagna Toscana.




Riflessione:

 per quanto si possa "arretrare" nel tempo "storico" (inteso come conoscenza di eventi) non si troveranno "fatti annotati" che siano stati in grado di "vedere" ciò di cui Oggi abbiamo bisogno di sapere.
Sin da un "probabile" inizio concepito in una "attuazione" della consapevolezza creativa, tutte le "interpretazioni" e conseguenti "costruzioni" ideali e di conseguente comportamento, hanno avuto lo scopo di regolare e quindi "determinare" il comportamento dei molteplici gruppi umani, dando l'avvio al manifestarsi delle numerose Civiltà e benché lo studio di "tutte"  le tradizioni culturali che le compongono sia di "somma" importanza, affinché il Collegamento possa produrre Conoscenza applicativa, credo (questo naturalmente è soltanto un mio pensiero) che non possano rappresentare un Modello di riferimento per la "comprensione" dell'essere e del fare di cui oggi "avvertiamo" il bisogno.
Penso che noi esseri Umani possiamo "ancora" far venire all'evidenza per il nostro vivere comune, del Nuovo, adatto ai tempi che stiamo vivendo.
Pensando di attingere "ispirazione" dal Nuovo, per le azioni che siamo chiamati a compiere perché gli eventi lo richiedono, riusciremo ad "attivare" in noi quelle componenti "strutturali" attraverso le quali, quello che consideriamo Sogno Utopistico, possa manifestare "novelle" Capacità creative.
D'altra parte questa "tensione" di ricerca alla Soluzione, è sempre stata "fattore" innovativo ed evolutivo nella Storia Umana.
Quando pensiamo ad una "Invenzione" (che per quanto mi riguarda è una parola il cui significato è fuorviante riguardo alla comprensione della "nascita" dell'evento a cui si riferisce), per il "prima"- il "dopo" non poteva che essere un Nuovo utopistico.


Cordialità,
Sopangi.

domenica 24 marzo 2013

215° Post - L'Arte del Linguaggio.

Un saluto a chi mi legge.


Santa Maria Novella - Firenze - Leon Battista Alberti, Architetto.





Potendo prendere come riferimento, quanto ci viene comunicato dagli Studiosi, sulle capacità espressive dei "primi" Homo Sapiens, di cui comunque non conosciamo le Questioni causanti che sembra abbiano determinato l'inizio di una attiva e specifica elaborazione "culturale", non possiamo non riconoscere "valore" al senso evolutivo che nel Tempo si è andato esprimendo nel Linguaggio Umano nelle sue molteplici forme e manifestazioni, raggiungendo in molte "specificità" gradi così "raffinati" da indurci allo stupore.
Le Arti che il Linguaggio di Alcuni esseri umani sono stati e sono in grado di esprimere, sono spesso di una Bellezza così coinvolgente, che la "parola" non può contenerne ed esprimerne tutto il Suo "impetuoso" potere.
L'Architettura, la Scultura, la Musica e la Pittura, il Teatro e l'Arte della Recitazione, la Poesia, la Miniatura, l'Arte della Parola e l'Arte dello Scrivere, ma non vorrei porre limitazioni con Definizioni specifiche, perché ogni Espressione, nel momento in cui "raggiunge" la sua intrinseca "raffinatezza", non può non essere considerata Arte.
Arte del Linguaggio, appunto.
E' una bella Eredità a cui tutti siamo Partecipi in vario modo e secondo le proprie singolarità, Eredità a cui possiamo attingere e trovare ispirazione, con la possibile "sorpresa" di esserne anche noi, capacità Espressiva, affinché l'Arte dei Linguaggi, sia trasferita alle Generazioni presenti e Future.

Cordialità,
Sopangi.

Termino questa mia breve riflessione con un Dialogo che traggo dall'Amleto di William Shakespeare - traduzione di Gabriele Baldini - BUR rizzoli - Nuova Edizione -

ORAZIO      Ed è trasalito, come persona colpevole a un pauroso richiamo. Ho sentito dire come il gallo, ch'è la tromba del mattino, risvegli il dio del giorno con la sua gola alta e sonante; e, che, al suo segnale, gli spiriti errabondi e vagolanti nel mare, nel fuoco, nella terra e nell'aria s'affrettano ai loro nascondigli. E quanto questo sia vero, ce ne ha dato una riprova l'oggetto della presente apparizione.

MARCELLO     E' svanito al canto del gallo. Dicon taluni che all'appressarsi di quel tempo dell'anno in cui si celebra il natale del nostro Salvatore, l'uccello dell'alba canta sempre per tutta la notte quant'è lunga: ed allora - dicono -gli spiriti non posson vagare in giro; le notti son salubri, gli astri non son perniciosi, né fata alcuna ha potere d'incantesimo o strega di affatturamento : tanto santificato e colmo di grazia è quel tempo.

ORAZIO         Così ho udito anch'io, e in parte credo che sia vero. Ma guardate: il mattino, vestito d'un manto vermiglio, muove i passi sulla rugiada di quell'alto colle a oriente, mettiam termine alla nostra guardia, e per seguire un mio consiglio, informiamo il giovane Amleto di quel che abbiam veduto stanotte. Sulla mia vita, questo spirito che riman così taciturno con noi,  a lui, per contro, vorrà pur parlare. Pensate anche voi che dobbiamo informarlo, come richiede il nostro affetto e come s'addice al nostro dovere?

domenica 10 marzo 2013

214° Post - Pensieri,Parole,Azione.

Un saluto a chi mi legge.




Nel  210° Post- "Nutrire la propria Consapevolezza" ho avuto modo di presentare all'attenzione, il Libro di Julian Jaynes " Il crollo della mente bicamerale e l'origine della coscienza" ADELPHI Edizioni.
Poiché nella Teoria espressa dall'Autore, si parla in modo specifico dell' Iliade, ho voluto dopo tantissimi anni (dal tempo della scuola) rileggermi con attenzione questo Poema Omerico.
Prima di tutto però, ringrazio l'Autore del Libro sopra citato e benché alcune sue teorie non mi trovino in accordo, l'impegno profuso e comunicato, nel cercare di dare risposte ad un "tema" così importante per ognuno di noi, mi ha dato la possibilità di riavvicinarmi ai contenuti di un Poema, così "importante" per la  Cultura occidentale e non solo.
Prima di proporre una pur breve riflessione in merito alla mia lettura dell'Iliade, voglio riportare il retro della Copertina del Libro - ILIADE a cura di Maria Grazia Ciani - Grandi Classici tascabili Marsilio-

ILIADE - Omero
Un mondo in cui la morte è evento dominante viene inondato di luce metafisica e fissato nell'immagine crudele di una forma perfetta e priva d'ombra. E' il mondo perduto degli eroi, la privilegiata arena dei campioni, l'universo aristocratico dei principi: murato nelle sue leggi inesorabili, segnato da un tempo limpido e breve, bruciato dall'eccesso di splendore. Roberto Calasso lo ha paragonato a un "immane masso abbandonato nella pianura"; un masso che pesa su tutto l'immaginario greco, un universo pietrificato che proietta sull'Occidente innumerevoli figure carismatiche - Elena e Achille, Ettore e Andromaca, Priamo ed Ecuba, Patroclo, Paride, Odisseo, Aiace, Agamennone, Diomede -; spesso richiamate dal loro poetico Valhalla per diventare materia di dissertazione di aneddoto di dramma di leggenda; ma pronte a rientrare nel loro ambito di privilegio e preclusione per riassumere, insieme al ruolo archetipico ed emblematico, il duplice volto dell'enigma.
Nulla prima dell'Iliade, tutto dopo l'Iliade. Leggere questo poema significa ritrovare chiavi segrete, spesso dimenticate, che aprono mille porte; tutti gli aspetti di una grande civiltà hanno qui - e qui soltanto - le loro radici profonde.

Naturalmente dopo una così "artistica" introduzione e "poetico" commento, la mia riflessione sarà estremamente breve.
Riprendo una delle ultime frasi  : nulla prima dell'Iliade, tutto dopo l'Iliade - 
Ho voluto intitolare questo Post - Pensieri,Parole,Azione - proprio pensando ai sentimenti e pensieri, che mi ha suscitato la lettura dell'Iliade e la "sorpresa" nel riscontare come i suoi contenuti, le "forti" personalità espresse dai suoi Eroi e dalle  sue Divinità, abbiano avuto un "ruolo" così importante nella "formazione" della Cultura occidentale e delle conseguenti Azioni che da essa Cultura sono scaturite e che si possono "leggere" ancora nei nostri giorni.
La mia "sorpresa", ecco, in questa parola sta il senso della mia personale riflessione, i Contenuti che danno forma alla nostra coscienza hanno "radici" antiche che determinano "specifici" comportamenti dei quali molte volte però non ne prevediamo gli effetti, perché la Natura di tali Contenuti ha assunto la caratteristica di un Modello da imitare non confacente alla realtà dei nostri Rapporti umani. Il Modello dell'Eroe Iliadico ha attraversato tutto il nostro tempo storico e questo mi ha sorpreso. !

Cordialità,
Sopangi.

domenica 10 febbraio 2013

213° Post - La nascita del Linguaggio Umano.

Un saluto a chi mi legge.

Firenze - Via Martelli - Concerto di sole Batterie.


La nascita del linguaggio umano. 

Molte volte mi sono chiesto "quando" possa essere iniziata nell'essere umano la capacità di "esprimere" pensieri e sentimenti per mezzo del linguaggio. Pur riconoscendo tutte le meraviglie espressive che ci sono in Natura, è certo però che quella del linguaggio umano rappresenta una straordinaria "particolarità". Si dice che ad oggi ci siano più di 6000 lingue parlate nel nostro Mondo e se penso che ognuna di queste "racconta" la ricchezza, rappresentata dalla possibilità in sé di "creare" unione fra tutti coloro che quella specifica lingua comprendono e trasmettono, non posso che provare Stupore.
Ho pensato di trascrivere una parte dell'argomento che ho ricavato da Wikipedia, penso così di mantenere attivo il mio pensiero verso questo importante Argomento.

Cordialità,
Sopangi.

da Wikipedia - l'Enciclopedia libera.
Le origini del linguaggio verbale umano. (Per approfondire, vedi la voce Origine della lingua.)

Il linguaggio è una prerogativa dell'uomo, senza il quale non sarebbe tale. Non esiste infatti in nessun altro essere vivente un linguaggio simile per complessità e livello di elaborazione.
Esistono due differenti teorie sull'origine del linguaggio umano, la prima che parla del linguaggio come innato, l'altra come una abilità appresa. Un'altra incertezza è se le tante lingue moderne derivino da una comune lingua originaria (ipotesi monogenetica) oppure da diversi ceppi primordiali (ipotesi poligenetica). Non c'è dubbio, comunque, che le lingue esistenti sono il risultato di un processo di differenziazione avvenuto nel corso dei millenni.
A sostegno della teoria dell'origine sociale del linguaggio, vi fu il caso clamoroso del "ragazzo selvaggio" scoperto nel 1828 in Francia, che per i primi dodici anni di vita era vissuto allo stato brado, unicamente a contatto con gli animali. Nonostante tutti gli sforzi dell'équipe dello psicologo Jean Marc Gaspard Itard, il "selvaggio dell'Aveyron" non fu in grado di articolare null'altro che qualche parola. Gli esperti conclusero che nella formazione dell'intelligenza e del linguaggio, la socializzazione e l'interazione con l'ambiente sono fondamentali dal primo giorno di vita.
Il primo a dimostrare che il linguaggio rappresenti una risorsa importante nello sviluppo intellettivo, vista la sua funzione mediatrice tra l'ambiente e l'essere umano, fu Ivan Pavlov, che effettuò lunghi studi ed esperimenti sulle percezioni e rappresentazioni mentali, oltre che sulle elaborazioni dei segnali, dai quali si formano i concetti.
Importanti ricerche in questo ambito furono realizzate da Jean Piaget, il quale sostenne la presenza di due fasi fondamentali di sviluppo: la prima è quella del linguaggio egocentrico (0-6 anni), costituito, per lo più, da ecolalie e monologhi, animismo e attribuzione ai nomi degli oggetti di una concretezza non reale; la seconda fase si espande nel linguaggio sociale, che prevede dialoghi e comunicazioni bilaterali.
Bernstein elaborò la teoria che indicava nello stretto legame fra ambiente (familiare) e orientamento, influenzato dal ceto e dalla tipologia professionale, il tipo di linguaggio, forbito, ricco oppure povero e concreto, sviluppato dagli individui.
Noam Chomsky afferma che le analogie strutturali che si riscontrano nelle varie lingue, fanno ritenere che vi sia una grammatica universale innata fatta di regole che permettono di collegare il numero limitato di fonemi che gli organi vocali della specie umana sono in grado di produrre. 
I biologi evoluzionisti hanno avanzato una teoria che darebbe un fondamento evolutivo alla predestinazione umana alla lingua, basandosi su due concetti:
  1. In primo luogo, tengono conto dei vantaggi evolutivi e quindi presuppone una naturale selezione della specie umana che era in grado di comunicare a scapito degli ominidi precedenti.
  2. In secondo luogo, si tiene conto di come dei disturbi grammaticali che si riscontrano in alcuni individui siano a carattere ereditario e quindi abbiano fondamento genetico.
Quì ha termine la trascrizione dell'articolo,  il lettore interessato può  continuare la lettura direttamente su Wikipedia.

domenica 3 febbraio 2013

212° Post - La Capacità dell'Intendere e del Fare.

Un saluto a chi mi legge.


Fiesole, Monte Ceceri.


     Voglio sinteticamente e brevemente analizzare con una personale riflessione il titolo di questo Post: " La Capacità dell'Intendere e del Fare" - 

Penso che la Capacità in sé, anche se in vari "gradi" manifestata, sia una peculiarità di "ogni" essere vivente del nostro Pianeta; osservando quanto gli esseri viventi appartenenti al Regno  della Natura possono fare senza che vi sia come nel Regno Umano una Cultura che a loro comunica, non nascondo di rimanere forse presuntuosamente dal mio punto di vista umano, "meravigliato", mi capita quindi di domandarmi da dove questa innata Capacità che ogni essere vivente indistintamente porta in sé, tragga la sua origine, provo così a riflettere sulla parola Capacità e provo ha  pensarla come una "struttura" naturale impersonale e come tale  alla "base" di ogni immediato-successivo movimento percettivo. E' per questa Capacità che ogni essere vivente porta in sé l'atto dell' apprendimento e del sostentamento. Questa mia breve riflessione un po' enigmatica, ha l' intento di indirizzare la mia attenzione più che alla parola in sé, "Capacità", a ciò che questa voglia significare ancor prima che la parola stessa la esprima ed osservare  nell'apparente vuoto del non nome ciò che il  Sentimento mi può comunicare.

Dell'Intendere - La mia personale capacità di comprendere è strettamente correlata, ha quanto mi è stato trasmesso culturalmente sia in ambito familiare che sociale e conseguentemente alla mia capacità di "rielaborazione" dei contenuti stessi.
 La comprensione quindi benché fattore di attività personale è l'atto attraverso il quale i "contenuti culturali" che mi distinguono, possono essere "modificati" dando al mio Fare
 le sue "particolarità".

Del Fare - Attraverso il mio "operare" nella vita, riesco a rendere "evidente"a me
 ed agli Altri la "misura" della mia Capacità dell' Intendere e del Fare, ciò da  senso e significato alle parole Comunità e Reciprocità.

Cordialità,
Sopangi.

mercoledì 16 gennaio 2013

211° Post - La ricerca di Significati.

Un saluto a chi mi legge.




Trascriverò dal Libro LO ZODIACO di Franz Cumont un passaggio; l'intento è quello di rendere evidente come la "ricerca di significati" molto spesso possa essere impedita da atteggiamenti di chiusura da parte di certe Autorevoli personalità che chiamate a dare propri giudizi su specifiche argomentazioni, stante la propria rigidità di convinzioni che gli si sono cristallizzate nel tempo, (e quindi di fatto si dimostrano di impedimento per "tutti" coloro che da tali Autorevoli personalità dipendono) non consentono di ampliarne, approfondirne e possibilmente svelarne "ulteriori" significati.
D'altra parte, osservando panoramicamente gli eventi che nel tempo storico passato e presente si sono succeduti, questi "atteggiamenti di chiusura" hanno avuto ed hanno tutt'ora una sconfortante realtà, con le conseguenze che si possono "vedere", in special modo per chi e da chi la Conoscenza vuole concepirla come moto di "maturazione" unitiva.

da LO ZODIACO di Franz Cumont - Piccola Biblioteca 629 - ADELPHI ( pagina 13)
  • Nel 1821, lo zodiaco di Dendera, fu trasportato a Parigi come il monumento più venerabile dell'astronomia degli antichi. Ma, dopo una celebre controversia la critica di Letronne spogliò questi zodiaci egizi del falso prestigio di cui erano ammantati e ne dimostrò, insieme al carattere astrologico, la datazione tarda, per nessuno di essi anteriore all'epoca romana. "Anziché celare" concludeva Letronne "come si era auspicato, il segreto di una scienza giunta a perfezione ben prima del diluvio, essi non sono che l'espressione di assurde fantasticherie e la prova vivente di una debolezza che più hanno screditato l'intelligenza umana".
Prendendo ad "esempio" questo atteggiamento di chiusura così apertamente dimostrato da Letronne, (anche se naturalmente potremmo in vari modi giustificarne il fatto) voglio chiarire che non intendo ergermi a difensore dell'Astrologia, non è ne mio compito ne il mio intento, ma il senso è quello di contribuire con questo Post e secondo le mie personali possibilità e capacità, a maturare un atteggiamento di "riconoscimento" del "valore" che abbiamo a disposizione quando ci apprestiamo ad "indagare" su quanto si è andato "Culturalmente" formando nel tempo storico nelle molteplici espressività Umane ( e quindi "vedere" come, pur preservando la propria "formazione" comprendere il significato dei pre-concetti che informano la nostra "consapevolezza" e che per loro struttura si dimostrano di impedimento ad un possibile approfondimento), evocando per tale scopo quell'Atteggiamento di intelligente apertura che potrebbe contribuire a svelare possibili ulteriori "significati" a vantaggio proprio e della collettività.

Questa mia personale considerazione (che può essere liberamente confutata) naturalmente può valere per tutte quelle Materie che con il loro Nome informano e formano le molteplici attività umane.
Personalmente non credo a ciò che viene definito con la parola Caso, né penso che le varie Materie che distinguono le molteplici attività umane, siano fra loro "nei fatti" separate
Le Materie in sé non hanno Autonomia se non perché vivificate dall'Ingegno Umano (questo è il mio pensiero) e quindi è all'Uomo, che attraverso le proprie "opere" rappresenta tali Materie, che dovremmo rivolgere i nostri interrogativi, quando questi si rendono necessari.
Finanza, Politica, Scienza, Religione, Musica, Astronomia, Biologia, Medicina, Filosofia, ecc., rappresentano "solo" dei Contenitori, sono Materie cui l'Uomo da Significato con la propria "operosità".


Cordialità,
Sopangi.

venerdì 11 gennaio 2013

210° Post - Nutrire la "propria" Consapevolezza.

Un saluto a chi mi legge e un Proficuo 2013.


Avevo pensato di iniziare l'Anno 2013 con un altro Titolo, ma il 4 Gennaio mi sono recato in Libreria, luogo che con piacere frequento spesso e nel mio consueto peregrinare fra i vari scaffali per trovare qualche "titolo speciale" ( ho sempre la personale idea che troverò una lettura adeguata al "mio" momento), mi sono trovato a leggere questo titolo "Il crollo della mente bicamerale e l'origine della coscienza" - Autore Julian Jaynes  - ADELPHI EDIZIONI -

Ho così deciso di acquistarlo e già nello stesso giorno ho iniziato la lettura, da subito ho trovato un argomento particolarmente impegnativo per il tema trattato, così ho pensato di dedicargli maggiore attenzione, ad oggi 11 Gennaio sono arrivato alla pagina 135, in questi giorni ho preso appunti ed annotato i passi che mi sembravano a mio avviso quelli a cui dare maggiore attenzione riflessiva, poiché il Libro consta di 558 pagine, il lavoro che mi aspetta dovrò diluirlo nel tempo, ma già da ora posso formulare qualche mia " personale" impressione.

Ho deciso così di trascrivere per questo mio primo Post dell'Anno 2013 alcuni passi "significativi" del Libro, indirizzando l'eventuale Lettore di questo Post, a considerare secondo i propri intendimenti,l'acquisto del Libro con l'opportunità della sua "riflessiva" lettura.

Il tema di  questo Post è nella domanda "cos'è la Coscienza?" anche se il Titolo è "Nutrire la "propria" Consapevolezza".

Mi avvarrò per questo, di alcuni pensieri che trascrivo da Wikipedia e come sopra detto dal Libro di Julian Jaynes "Il crollo della mente bicamerale e l'origine della coscienza", inoltre trascriverò sempre da Wikipedia alcune note che riguardano l'Autore.

L'intento di questo mio Post è quello di condividere il mio "personale" interesse per un argomento così importante, con chì si troverà a leggere questa mia considerazione.

Cordialità,
Sopangi.

Coscienza (filosofia)
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Coscienza in ambito filosofico, si potrebbe genericamente definire come un'attività con la quale il soggetto entra in possesso, tramite l'apparato sensoriale, di un sapere immediato e irriflesso che riguarda la sua stessa, indistinta, corporea oggettività e tutto ciò che è esterno a questa.

Julian Jaynes
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Julian Jaynes (27 febbraio 1920- 21 novembre 1997) è stato uno psicologo statunitense.
Noto per il suo libro Il crollo della mente bicamerale e l'origine della coscienza (1976), nel quale egli affermò che i popoli primitivi non erano consapevoli nella moderna accezione del termine, e che la mutazione del modo di pensare umano sarebbe avvenuta nello spazio di alcuni secoli tremila anni or sono.
si legge ancora:
Le teorie di Jaynes sulla coscienza si dimostrarono a dir poco molto controverse. La sua interpretazione di un Achille guidato da voci interiori era indubbiamente originale. Quando uscì l'Origine della coscienza, egli fu criticato aspramente per aver cercato di ingraziarsi il grande pubblico senza avere prima sottoposto l'opera ad un attento esame da parte dei colleghi. Tuttavia come opera scientifica divulgativa ebbe un certo successo, tanto da venire candidata al National Book Award nel 1978.
infine si legge:
Le polemiche suscitate dal libro hanno nel complesso messo in ombra le altre sue numerose scoperte, soprattutto nel campo del comportamento animale e dell'etologia. Tra gli insigni scrittori e scienziati le cui opere furono influenzate o ispirate dalle teorie di Jaynes vi furono Daniel Dennett e Steven Pinker.

Trascriverò adesso alcuni passi direttamente dal Libro, come si evince anche dalla sua Biografia, l'argomento trattato può suscitare controverse reazioni, ma penso che l'Autore abbia profuso nella Sua ricerca riportata su carta stampata, molte delle proprie energie, fatte di riflessioni continue e non solo e per dare riconoscimento a Coloro che in buona fede impegnano se stessi su Argomenti di interesse comune, mi permetto di condividerne secondo le mie capacità interpretative i "contenuti".

GLI ADELPHI  -  Julian Jaynes  - Il crollo della mente bicamerale e l'origine della coscienza

da pagina 23 - E' un po' come se tutta la vita si fosse evoluta fino a un certo punto e poi, in noi stessi, avesse fatto un'improvvisa svolta ad angolo retto esplodendo in una direzione diversa.

da pagina 23 - Nell'evoluzione umana dev'esserci qualcosa di più della mera conbinazione di materia, caso e sopravvivenza. Per rendere ragione di qualcosa di così diverso come la coscienza è necessario aggiungere a questo sistema chiuso qualcosa dall'esterno.

da pagina 26 - la coscienza emerse a un certo punto dell'evoluzione in un modo che non è derivabile dalle sue parti componenti.

da pagina 27 - Se la coscienza era emersa nel corso dell'evoluzione, quando era avvenuto ? In quale specie? Quale tipo di sistema nervoso è necessario allo scopo?

quindi a pagina 68 la domanda "forte" dell'Autore:
La coscienza è necessaria?

Relativamente a questa domanda riporterò qui di seguito lo scritto dell'Autore, per intero perché il suo contenuto secondo me ha "diritto" di approfondimento, con questo scritto darò termine al mio Post.

da pagina 68 - Fermiamoci ora un istante a considerare dove siamo arrivati, giacché abbiamo appena finito di aprirci la strada attraverso una quantità enorme di materiali ramificati che ci sono forse sembrati più imbarazzanti che non chiarificanti. Siamo stati condotti alla conclusione che la coscienza non è ciò che noi generalmente pensiamo che sia. Essa non va confusa con la reattività. Non interviene in una moltitudine di fenomeni percettuali. Non ha alcuna parte nell'esercizio di abilità, di cui spesso ostacola l'esecuzione. Non interviene necessariamente nel parlare, nello scrivere, nell'ascolto o nella lettura. Non trascrive l'esperienza, come molti credono. La coscienza non ha nulla a che fare con l'apprendimento di segnali, né c'è bisogno del suo intervento per imparare abilità o soluzioni, cosa che si può fare senza avere coscienza. Non è necessaria per la formulazione di giudizi o di pensieri semplici. Non è la sede della ragione, e anzi alcuni fra gli esempi più difficili di ragionamento creativo fanno a meno della sua assistenza. Essa non ha inoltre una localizzazione reale, ma solo ubicazioni immaginarie !
La domanda immediata che si pone è quindi:  ma la coscienza allora esiste?
Affronteremo però questa domanda nel prossimo capitolo.
Quì è necessario solo concludere che la coscienza non è poi così importante per molte nostre attività. Se i ragionamenti che abbiamo fatto finora sono stati corretti, è possibilissimo che sia esistita una razza di uomini che parlavano, giudicavano, ragionavano, risolvevano problemi, che facevano in definitiva quasi tutto quello che facciamo noi, ma che non erano affatto coscienti.
E' questa la conclusione importante e sotto certi aspetti sconvolgente che siamo costretti a formulare a questo punto. E in effetti ho cominciato in questo modo, e attribuisco grande importanza a questo capitolo di apertura perché se il lettore non è convinto che una civiltà senza coscienza è possibile, la discussione che segue apparirà non persuasiva e paradossale.

sabato 8 dicembre 2012

209° Post - La Cultura del Silenzio.

Un saluto a chi mi legge.





Voglio innanzitutto precisare che il titolo di questo Post, "La Cultura del Silenzio" non vuole essere una antitesi alla vita sociale che stiamo vivendo e sperimentando. Penso che i "sistemi" Tecnologici che stanno cambiando il nostro modo di vivere (rispetto ai tempi storici precedenti), abbiano una loro ragion d'essere e che dalla accettazione discriminante di questi sostanziali cambiamenti, dalla loro specifica Funzione, possa determinarsi un Rinascimento inclusivo.
Fatta questa "personale" e breve premessa, invito il Lettore di questo Post, ad orientare la propria "attenzione" e "riflessione" sul significato della parola Cultura quale Contenitore delle "espressività prodotte" dal nostro Umano vivere, quindi provando forse, "interrogante stupore" per la "qualità e quantità", accostare consapevolmente alle proprie considerazioni sul "valore" della Cultura,  ciò che la parola Silenzio, nel caso, potrebbe voler significare.
Così facendo mi auguro di aver fatto comprendere cosa ho cercato di comunicare con il Titolo di questo Post.


Cordialità,
Sopangi.

sabato 10 novembre 2012

208° Post - Devozione all'Immagine.

Un saluto a chi mi legge.



Riflessione di Sopangi:


Etimologicamente la parola "devozione" significa : stato d'animo di reverenza, affezione, obbedienza, venerazione. Provo però anche a configurarla come una parola composta da dovere e azione (devo-azione), ciò fa comprendere il "movimento" a cui la parola rimanda e che può coinvolgere la nostra complessità istintiva-emozionale-mentale. La misura della intensità è data dal grado di consapevolezza con cui ci apprestiamo a mettere in atto il "movimento" che la parola devozione porta in se.
Penso anche che, al di là delle configurazioni cui la parola devozione ha assunto nel "tempo" relativamente ai "luoghi" e "culture diverse", l'atto della devozione sia "già inscritto" nella struttura di ogni essere vivente e che le configurazioni di volta in volta assunte siano comunque determinate dalla loro innata "radice" naturale.
Tale "radice naturale" a mio avviso ha valore in se a prescindere dall'Immagine cui l'atto della devozione si riferisce e perché vi sia devozione, naturalmente prima vi deve essere un "riconoscimento" del "valore" dell'Immagine e potrebbe risultare proficuo considerare anche come e perché nasca in noi il "riconoscimento del valore".
La Devozione è "produzione" di vitalità.
L'Immagine è la rappresentazione visiva di una "idea", sulla quale possiamo esercitare il proprio atto di devozione.
La natura della "idea", ciò che "l'idea" racconta e dice rappresenta quindi l'anima dell'Immagine, è attraverso essa che il luogo ove l'Immagine viene posta, diviene "contenitore" e "trasmettitore" di vitalità.
Nel luogo ove risiede l'Immagine, anche la "vitalità" trasmessa da ogni partecipante (anche se in diversa misura), contribuirà a determinare quell'Atmosfera vitale nella quale ogni partecipante potrà trovare un proprio "compimento".

Cordialità,
Sopangi.

martedì 9 ottobre 2012

207° Post - Consapevolezza Armonica.

Un saluto a chi mi legge.



Praticare  evolvendo...
cogliere la realtà,
visivamente e intimamente percepita
esercitando intelligenza ed emozione,
facendo si, che,
la propria "produzione"  di immagini,
si accordi,
con la ragionevolezza applicativa.

Cordialità,
Sopangi.

giovedì 6 settembre 2012

206° Post - Poetando in Fiorentino.

Un saluto a chi mi legge.


Poetando in Fiorentino.

da i Dugento a i Cinquecento
se Te t'attungi i Mille,
Tu passerai a un tempo sopraffino,
i Mondo allora conosciuto,
ricevette un Bell'impulso...
perchè e fiorì in riva all'Arno
dimorto Genio Fiorentino.


Cordialità,
Sopangi.

giovedì 9 agosto 2012

205° Post - La Geometria del Suono.

Un saluto a chi mi legge.


Chiesa di Santa Trinita - Firenze



Vi sono Luoghi "particolari"
architettonicamente "costruiti" dall'Uomo,
che oltre alla bellezza delle loro visibili forme,
possono trasmettere
all'attento Visitatore,
il Suono che la geometria "dell'insieme" comunica.
Accordarsi a questo Suono silenzioso,
dà la possibilità di "cogliere"
la Maestria dell'Ingegno in atto,
fonte, di riverente stupore.

Cordialità,
Sopangi.

venerdì 13 luglio 2012

204° Post - La ricerca della Stabilità

Un saluto a chi mi legge.




La ricerca della Stabilità.


Vi è un "codice lineare"
che determina la complessità dei sentimenti
che si palesano alla nostra consapevolezza,

vi è un "compito" non scritto,
che crea impulso
per la comprensione del suo significato.



Cordialità,
Sopangi.
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