E' prima di tutto la consapevolezza di "avere" capacità creative, abilità particolari, che possono essere messe all'uso benefico di se stessi e della comunità alla quale si appartiene, che attraverso l'acquisizione e ripetizione di specifiche competenze, l'atto della specializzazione riferito alle relative "attività" ha avuto inizio -
- qualcosa di simile potrebbe essere cominciato molte migliaia di anni fa e, proseguito in molteplici "modi" nelle varie "attività", durante tutto il "tempo storico" e, ancora oggi sia individualmente che nel suo "insieme" l'umanità pur nelle ragionevoli differenze, si "muove" attraverso la specializzazione nei vari "settori" delle innumerevoli attività a cui è possibile fare riferimento, con "l'ampliamento" della consapevolezza del poter "fare".
Mi domando:
pur tenendo naturalmente conto delle ragionevoli differenze di carattere individuale che contraddistinguono le capacità creative di ognuno, senza nulla togliere o aggiungere e considerando l'atto della specializzazione come un "moto" libero e amorevole dell'animo umano,
quale significato evolutivo è possibile cogliere, se pensiamo all'atto della specializzazione che oggi più che mai, coinvolge così "intensamente" tutti i "campi" del conoscere e del fare?
Come e perché è nato in noi il "bisogno" della specializzazione?
Quali sentimenti fa nascere in noi l'idea della specializzazione?
La "pensiamo" come un "confine" raggiungibile di una"possibile" compiutezza?
Cordialità
Sopangi.
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