Il titolo di questo Post "Progresso e Tempo" è lo stesso titolo dell'argomento tratto dal Capitolo III PROGRESSO E CICLI del Libro l'asse e il cerchio alla ricerca della realtà in una prospettiva moderna di Arthur W. Osborn - Titolo originale dell'opera "THE AXIS AND THE RIM A Modern Quest For Reality"(Vincent Stuart, Ltd, London) edito nel 1963 e per la traduzione italiana di Francesco Cardelli edito nel 1969 da Casa Ed. Astrolabio-Ubaldini.
Ho pensato di riportare quanto scritto dalla pag. 26 alla pagina 29, perchè quanto l'Autore esprime, lo ritengo importante e un valido aiuto a riflettere e possibilmente "sviluppare" il tema trattato, relativamente alla "sensibilità" di colui che si troverà a leggerlo. Naturalmente per il Lettore che fosse interessato ad approfondire lo Scritto dell'Autore, potrà anche se forse con qualche difficoltà, visto che il Libro in oggetto non è di facile reperibilità, cercarne l'acquisto se già non nè fosse in possesso.
Cordialità,
Sopangi.
PROGRESSO E TEMPO
Il primo principio che ci guida è che il progresso è un concetto formato da esseri coscienti. Qualunque cosa possiamo intendere per progresso, non è certamente una qualche legge della "materia" quella che stiamo considerando, ma una legge della coscienza. Siamo quindi condotti a studiare l'essere umano individuale e a scoprire, se possibile, il fine della sua esistenza. Chiediamo inoltre, che parte rappresenta il processo temporale nella sua manifestazione, se esiste?
E' una ovvietà dire che nell'analisi fondamentale ciò che chiamiamo civiltà sia una proiezione dello stato della coscienza umana. Siamo noi, individualmente e collettivamente, che creiamo gli organi esterni della società e nel far ciò costruiamo il nostro ambiente. Il progresso così come è generalmente inteso nasce soltanto come risultato di uno sforzo cosciente che manca al livello animale. Gli uomini sono governati da forti impulsi che li spingono verso mete di ogni tipo e il raggiungimento di queste mete è detto progresso. Potremmo dire così che mentre non esiste nessuna "legge" del progresso, tuttavia fino a che gli uomini raggiungono mete concepite coscientemente il progresso, per lo meno in questo senso limitato e relativo, esiste.
Ma anche questo limitato concetto di progresso implica questioni più profonde. Che cosa governa le scelte umane e cosa spinge l'uomo a esprimersi nella maniera in cui si esprime? Questo sarà l'argomento di capitoli successivi. Stiamo adesso considerando l'elemento tempo in rapporto al progresso.
Il progresso - se dopo tutto esiste - può aver bisogno del Tempo, ma il Tempo in se stesso non crea il progresso. Parliamo del "cammino del tempo", e di "vivere nel tempo", costruendo in questo modo un'immagine del Tempo simile a un fiume che ci trasposrta sulla sua corrente. Questo è ciò che in filosofia è detto "sostanzializzare" o "ipostatizzare" il Tempo. Cioè, separare il Tempo dagli avvenimenti e concepirlo come una specie di assoluto in cui abbiamo il nostro essere.
Siamo consci della successione del movimento, ed è la nostra consapevolezza del succedersi degli avvenimenti che noi descriviamo come Tempo, necessariamente associato con il suo gemello, lo Spazio. Parliamo quindi di Tempo-Spazio e questa astrazione tende a trovare una rappresentazione pittorica cme se fosse un continuum, o una rete esterna, nella quale si verificano gli avvenimenti. Ma sono gli avvenimenti che creano la "rete", Tempo e Spazio non esistono al di fuori della consapevolezza umana.
Il progresso quindi, se si verifica, non è dovuto a un qualche potere misterioso insito nel Tempo. Può naturalmente essere un'illusione. Noi esperimentiamo una successione di avvenimenti e, in maniera non critica, ammettiamo che gli avvenimenti successivi, in virtù del loro essere successivi riveleranno aspetti di novità e miglioramento. Ma, come abbiamo osservato, possiamo soltanto assistere all'emergere continuo delle stesse idee e condizioni della matrice della natura, ma siccome il passato è periodicamente cancellato dalla memoria conscia possiamo essere ingannati e indotti a pensare che ciascuna generazione sia contraddistinta da "progresso". E' plausibile concludere che, in senso assoluto, il progresso non si verifica, sebbene relativamente e in periodi relativamente brevi può sembrare che si verifichi. Ammettiamo, tuttavia, che il progresso abbia un significato anche in senso assoluto. Ciò implicherebbe che le successioni di tempo sono una progressiva rivelazione di qualche potenzialità interiore. Da dove nascono, allora, questi fattori che noi in Occidente crediamo si esprimano in una costante successione verso il miglioramento? E' chiaro che questi devono trovarsi nelle profondità dell'Essere, e trovare la loro espressione conscia al livello umano.
Da questo punto di vista, il processo di tempo sarebbe un processo di rivelazione di ciò che è già intrinseco nella Vita. Pensiamo di creare qualcosa di nuovo, mentre in realtà stiamo trasportando in una espressione superficiale i contenuti di un Plenum infinito. Quindi, il movimento progressivo lungo un piano inclinato di tempo lineare - - il concetto popolare di progresso - sarebbe soltanto apparente, non reale.
Una risposta a un problema, data su di un livello superficiale, raramente soddisfa per molto tempo. Il nostro esame dell'idea di progresso ci immerge in acque profonde, vi è anzi implicita niente di meno che la natura della Base dell'universo. Se siamo radicati nell'infinito, allora la successione di tempo sarebbe una manifestazione parziale della Realtà archetipa che trascende la nostra successione di tempo. Considereremo in seguito se ciò fornisca o no un principio che possa sostenere la nostra fede nel progresso.
Per il momento osserviamo che il segreto del progresso, ammettendo che tale progresso ci sia, risiede in una comprensione della natura della coscienza umana e del suo rapporto con l'universo. Torniamo in questo modo alla domanda se la natura può essere cambiata e, cosa di immediata importanza per il nostro argomento, se può essere cambiata per il meglio?
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