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La nascita del linguaggio umano.
Molte volte mi sono chiesto "quando" possa essere iniziata nell'essere umano la capacità di "esprimere" pensieri e sentimenti per mezzo del linguaggio. Pur riconoscendo tutte le meraviglie espressive che ci sono in Natura, è certo però che quella del linguaggio umano rappresenta una straordinaria "particolarità". Si dice che ad oggi ci siano più di 6000 lingue parlate nel nostro Mondo e se penso che ognuna di queste "racconta" la ricchezza, rappresentata dalla possibilità in sé di "creare" unione fra tutti coloro che quella specifica lingua comprendono e trasmettono, non posso che provare Stupore.
Ho pensato di trascrivere una parte dell'argomento che ho ricavato da Wikipedia, penso così di mantenere attivo il mio pensiero verso questo importante Argomento.
Cordialità,
Sopangi.
da Wikipedia - l'Enciclopedia libera.
Le origini del linguaggio verbale umano. (Per approfondire, vedi la voce Origine della lingua.)
Il linguaggio è una prerogativa dell'uomo, senza il quale non sarebbe tale. Non esiste infatti in nessun altro essere vivente un linguaggio simile per complessità e livello di elaborazione.
Esistono due differenti teorie sull'origine del linguaggio umano, la prima che parla del linguaggio come innato, l'altra come una abilità appresa. Un'altra incertezza è se le tante lingue moderne derivino da una comune lingua originaria (ipotesi monogenetica) oppure da diversi ceppi primordiali (ipotesi poligenetica). Non c'è dubbio, comunque, che le lingue esistenti sono il risultato di un processo di differenziazione avvenuto nel corso dei millenni.
A sostegno della teoria dell'origine sociale del linguaggio, vi fu il caso clamoroso del "ragazzo selvaggio" scoperto nel 1828 in Francia, che per i primi dodici anni di vita era vissuto allo stato brado, unicamente a contatto con gli animali. Nonostante tutti gli sforzi dell'équipe dello psicologo Jean Marc Gaspard Itard, il "selvaggio dell'Aveyron" non fu in grado di articolare null'altro che qualche parola. Gli esperti conclusero che nella formazione dell'intelligenza e del linguaggio, la socializzazione e l'interazione con l'ambiente sono fondamentali dal primo giorno di vita.
Il primo a dimostrare che il linguaggio rappresenti una risorsa importante nello sviluppo intellettivo, vista la sua funzione mediatrice tra l'ambiente e l'essere umano, fu Ivan Pavlov, che effettuò lunghi studi ed esperimenti sulle percezioni e rappresentazioni mentali, oltre che sulle elaborazioni dei segnali, dai quali si formano i concetti.
Importanti ricerche in questo ambito furono realizzate da Jean Piaget, il quale sostenne la presenza di due fasi fondamentali di sviluppo: la prima è quella del linguaggio egocentrico (0-6 anni), costituito, per lo più, da ecolalie e monologhi, animismo e attribuzione ai nomi degli oggetti di una concretezza non reale; la seconda fase si espande nel linguaggio sociale, che prevede dialoghi e comunicazioni bilaterali.
Bernstein elaborò la teoria che indicava nello stretto legame fra ambiente (familiare) e orientamento, influenzato dal ceto e dalla tipologia professionale, il tipo di linguaggio, forbito, ricco oppure povero e concreto, sviluppato dagli individui.
Noam Chomsky afferma che le analogie strutturali che si riscontrano nelle varie lingue, fanno ritenere che vi sia una grammatica universale innata fatta di regole che permettono di collegare il numero limitato di fonemi che gli organi vocali della specie umana sono in grado di produrre.
I biologi evoluzionisti hanno avanzato una teoria che darebbe un fondamento evolutivo alla predestinazione umana alla lingua, basandosi su due concetti:
- In primo luogo, tengono conto dei vantaggi evolutivi e quindi presuppone una naturale selezione della specie umana che era in grado di comunicare a scapito degli ominidi precedenti.
- In secondo luogo, si tiene conto di come dei disturbi grammaticali che si riscontrano in alcuni individui siano a carattere ereditario e quindi abbiano fondamento genetico.
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