mercoledì 16 gennaio 2013

211° Post - La ricerca di Significati.

Un saluto a chi mi legge.




Trascriverò dal Libro LO ZODIACO di Franz Cumont un passaggio; l'intento è quello di rendere evidente come la "ricerca di significati" molto spesso possa essere impedita da atteggiamenti di chiusura da parte di certe Autorevoli personalità che chiamate a dare propri giudizi su specifiche argomentazioni, stante la propria rigidità di convinzioni che gli si sono cristallizzate nel tempo, (e quindi di fatto si dimostrano di impedimento per "tutti" coloro che da tali Autorevoli personalità dipendono) non consentono di ampliarne, approfondirne e possibilmente svelarne "ulteriori" significati.
D'altra parte, osservando panoramicamente gli eventi che nel tempo storico passato e presente si sono succeduti, questi "atteggiamenti di chiusura" hanno avuto ed hanno tutt'ora una sconfortante realtà, con le conseguenze che si possono "vedere", in special modo per chi e da chi la Conoscenza vuole concepirla come moto di "maturazione" unitiva.

da LO ZODIACO di Franz Cumont - Piccola Biblioteca 629 - ADELPHI ( pagina 13)
  • Nel 1821, lo zodiaco di Dendera, fu trasportato a Parigi come il monumento più venerabile dell'astronomia degli antichi. Ma, dopo una celebre controversia la critica di Letronne spogliò questi zodiaci egizi del falso prestigio di cui erano ammantati e ne dimostrò, insieme al carattere astrologico, la datazione tarda, per nessuno di essi anteriore all'epoca romana. "Anziché celare" concludeva Letronne "come si era auspicato, il segreto di una scienza giunta a perfezione ben prima del diluvio, essi non sono che l'espressione di assurde fantasticherie e la prova vivente di una debolezza che più hanno screditato l'intelligenza umana".
Prendendo ad "esempio" questo atteggiamento di chiusura così apertamente dimostrato da Letronne, (anche se naturalmente potremmo in vari modi giustificarne il fatto) voglio chiarire che non intendo ergermi a difensore dell'Astrologia, non è ne mio compito ne il mio intento, ma il senso è quello di contribuire con questo Post e secondo le mie personali possibilità e capacità, a maturare un atteggiamento di "riconoscimento" del "valore" che abbiamo a disposizione quando ci apprestiamo ad "indagare" su quanto si è andato "Culturalmente" formando nel tempo storico nelle molteplici espressività Umane ( e quindi "vedere" come, pur preservando la propria "formazione" comprendere il significato dei pre-concetti che informano la nostra "consapevolezza" e che per loro struttura si dimostrano di impedimento ad un possibile approfondimento), evocando per tale scopo quell'Atteggiamento di intelligente apertura che potrebbe contribuire a svelare possibili ulteriori "significati" a vantaggio proprio e della collettività.

Questa mia personale considerazione (che può essere liberamente confutata) naturalmente può valere per tutte quelle Materie che con il loro Nome informano e formano le molteplici attività umane.
Personalmente non credo a ciò che viene definito con la parola Caso, né penso che le varie Materie che distinguono le molteplici attività umane, siano fra loro "nei fatti" separate
Le Materie in sé non hanno Autonomia se non perché vivificate dall'Ingegno Umano (questo è il mio pensiero) e quindi è all'Uomo, che attraverso le proprie "opere" rappresenta tali Materie, che dovremmo rivolgere i nostri interrogativi, quando questi si rendono necessari.
Finanza, Politica, Scienza, Religione, Musica, Astronomia, Biologia, Medicina, Filosofia, ecc., rappresentano "solo" dei Contenitori, sono Materie cui l'Uomo da Significato con la propria "operosità".


Cordialità,
Sopangi.

venerdì 11 gennaio 2013

210° Post - Nutrire la "propria" Consapevolezza.

Un saluto a chi mi legge e un Proficuo 2013.


Avevo pensato di iniziare l'Anno 2013 con un altro Titolo, ma il 4 Gennaio mi sono recato in Libreria, luogo che con piacere frequento spesso e nel mio consueto peregrinare fra i vari scaffali per trovare qualche "titolo speciale" ( ho sempre la personale idea che troverò una lettura adeguata al "mio" momento), mi sono trovato a leggere questo titolo "Il crollo della mente bicamerale e l'origine della coscienza" - Autore Julian Jaynes  - ADELPHI EDIZIONI -

Ho così deciso di acquistarlo e già nello stesso giorno ho iniziato la lettura, da subito ho trovato un argomento particolarmente impegnativo per il tema trattato, così ho pensato di dedicargli maggiore attenzione, ad oggi 11 Gennaio sono arrivato alla pagina 135, in questi giorni ho preso appunti ed annotato i passi che mi sembravano a mio avviso quelli a cui dare maggiore attenzione riflessiva, poiché il Libro consta di 558 pagine, il lavoro che mi aspetta dovrò diluirlo nel tempo, ma già da ora posso formulare qualche mia " personale" impressione.

Ho deciso così di trascrivere per questo mio primo Post dell'Anno 2013 alcuni passi "significativi" del Libro, indirizzando l'eventuale Lettore di questo Post, a considerare secondo i propri intendimenti,l'acquisto del Libro con l'opportunità della sua "riflessiva" lettura.

Il tema di  questo Post è nella domanda "cos'è la Coscienza?" anche se il Titolo è "Nutrire la "propria" Consapevolezza".

Mi avvarrò per questo, di alcuni pensieri che trascrivo da Wikipedia e come sopra detto dal Libro di Julian Jaynes "Il crollo della mente bicamerale e l'origine della coscienza", inoltre trascriverò sempre da Wikipedia alcune note che riguardano l'Autore.

L'intento di questo mio Post è quello di condividere il mio "personale" interesse per un argomento così importante, con chì si troverà a leggere questa mia considerazione.

Cordialità,
Sopangi.

Coscienza (filosofia)
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Coscienza in ambito filosofico, si potrebbe genericamente definire come un'attività con la quale il soggetto entra in possesso, tramite l'apparato sensoriale, di un sapere immediato e irriflesso che riguarda la sua stessa, indistinta, corporea oggettività e tutto ciò che è esterno a questa.

Julian Jaynes
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Julian Jaynes (27 febbraio 1920- 21 novembre 1997) è stato uno psicologo statunitense.
Noto per il suo libro Il crollo della mente bicamerale e l'origine della coscienza (1976), nel quale egli affermò che i popoli primitivi non erano consapevoli nella moderna accezione del termine, e che la mutazione del modo di pensare umano sarebbe avvenuta nello spazio di alcuni secoli tremila anni or sono.
si legge ancora:
Le teorie di Jaynes sulla coscienza si dimostrarono a dir poco molto controverse. La sua interpretazione di un Achille guidato da voci interiori era indubbiamente originale. Quando uscì l'Origine della coscienza, egli fu criticato aspramente per aver cercato di ingraziarsi il grande pubblico senza avere prima sottoposto l'opera ad un attento esame da parte dei colleghi. Tuttavia come opera scientifica divulgativa ebbe un certo successo, tanto da venire candidata al National Book Award nel 1978.
infine si legge:
Le polemiche suscitate dal libro hanno nel complesso messo in ombra le altre sue numerose scoperte, soprattutto nel campo del comportamento animale e dell'etologia. Tra gli insigni scrittori e scienziati le cui opere furono influenzate o ispirate dalle teorie di Jaynes vi furono Daniel Dennett e Steven Pinker.

Trascriverò adesso alcuni passi direttamente dal Libro, come si evince anche dalla sua Biografia, l'argomento trattato può suscitare controverse reazioni, ma penso che l'Autore abbia profuso nella Sua ricerca riportata su carta stampata, molte delle proprie energie, fatte di riflessioni continue e non solo e per dare riconoscimento a Coloro che in buona fede impegnano se stessi su Argomenti di interesse comune, mi permetto di condividerne secondo le mie capacità interpretative i "contenuti".

GLI ADELPHI  -  Julian Jaynes  - Il crollo della mente bicamerale e l'origine della coscienza

da pagina 23 - E' un po' come se tutta la vita si fosse evoluta fino a un certo punto e poi, in noi stessi, avesse fatto un'improvvisa svolta ad angolo retto esplodendo in una direzione diversa.

da pagina 23 - Nell'evoluzione umana dev'esserci qualcosa di più della mera conbinazione di materia, caso e sopravvivenza. Per rendere ragione di qualcosa di così diverso come la coscienza è necessario aggiungere a questo sistema chiuso qualcosa dall'esterno.

da pagina 26 - la coscienza emerse a un certo punto dell'evoluzione in un modo che non è derivabile dalle sue parti componenti.

da pagina 27 - Se la coscienza era emersa nel corso dell'evoluzione, quando era avvenuto ? In quale specie? Quale tipo di sistema nervoso è necessario allo scopo?

quindi a pagina 68 la domanda "forte" dell'Autore:
La coscienza è necessaria?

Relativamente a questa domanda riporterò qui di seguito lo scritto dell'Autore, per intero perché il suo contenuto secondo me ha "diritto" di approfondimento, con questo scritto darò termine al mio Post.

da pagina 68 - Fermiamoci ora un istante a considerare dove siamo arrivati, giacché abbiamo appena finito di aprirci la strada attraverso una quantità enorme di materiali ramificati che ci sono forse sembrati più imbarazzanti che non chiarificanti. Siamo stati condotti alla conclusione che la coscienza non è ciò che noi generalmente pensiamo che sia. Essa non va confusa con la reattività. Non interviene in una moltitudine di fenomeni percettuali. Non ha alcuna parte nell'esercizio di abilità, di cui spesso ostacola l'esecuzione. Non interviene necessariamente nel parlare, nello scrivere, nell'ascolto o nella lettura. Non trascrive l'esperienza, come molti credono. La coscienza non ha nulla a che fare con l'apprendimento di segnali, né c'è bisogno del suo intervento per imparare abilità o soluzioni, cosa che si può fare senza avere coscienza. Non è necessaria per la formulazione di giudizi o di pensieri semplici. Non è la sede della ragione, e anzi alcuni fra gli esempi più difficili di ragionamento creativo fanno a meno della sua assistenza. Essa non ha inoltre una localizzazione reale, ma solo ubicazioni immaginarie !
La domanda immediata che si pone è quindi:  ma la coscienza allora esiste?
Affronteremo però questa domanda nel prossimo capitolo.
Quì è necessario solo concludere che la coscienza non è poi così importante per molte nostre attività. Se i ragionamenti che abbiamo fatto finora sono stati corretti, è possibilissimo che sia esistita una razza di uomini che parlavano, giudicavano, ragionavano, risolvevano problemi, che facevano in definitiva quasi tutto quello che facciamo noi, ma che non erano affatto coscienti.
E' questa la conclusione importante e sotto certi aspetti sconvolgente che siamo costretti a formulare a questo punto. E in effetti ho cominciato in questo modo, e attribuisco grande importanza a questo capitolo di apertura perché se il lettore non è convinto che una civiltà senza coscienza è possibile, la discussione che segue apparirà non persuasiva e paradossale.

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