domenica 28 agosto 2011

157° Post - L'Identità Personale.

Un saluto a chi mi legge.


Stò continuando a trascrivere alcuni estratti del Libro di Athur W. Osborn i cui riferimenti ho riportato nel Post 155. Ricordo ancora che il mio intento è quello di ricevere da tali scritti, suggerimenti e stimolazioni, per un approfondimento personale dei temi trattati. Penso che anche il Post successivo lo userò per trascrivere Pensieri dell'Autore.

Cordialità,
Sopangi.

Capitolo XVIII  - L'IDENTITA' PERSONALE  (pag. 131)
Ogni fenomeno si manifesta sotto un aspetto duplice, universale e particolare. Un particolare isolato è impossibile. La totalità della creazione è tenuta insieme da una rete di rapporti. Sono i rapporti che danno significato ai particolari. La conoscenza completa anche di un singolo filo d'erba ci spingerebbe a cercare i suoi rapporti con la totalità della Natura e alla fine saremmo condotti a faccia a faccia con il mistero dell'esistenza universale.
Ma parlare di "particolari" e di "rapporti" non comunica un'immagine vera del modo in cui esperimentiamo i fenomeni. Esiste un elemento di immaginazione spaziale quando pensiamo a un qualsiasi oggetto e quindi cerchiamo i rapporti che questo particolare oggetto ha con gli altri oggetti. In realtà ogni oggetto è percepito simultaneamente con il suo "ambiente". Mentre, per esempio, possiamo parlare di una matita come una cosa separata, la sua separatezza svanisce quando descriviamo la sua funzione. Allora la matita e il "mondo" a cui essa appartiene diventano indissolubilmente un tutto. La matita può essere distinta ma non separata dal suo sfondo. Non ha nessun significato tranne che come aspetto funzionale di un sistema di comunicazione letteraria. Potremmo dire, quindi, che sebbene come percezione la matita appaia come un esistente indipendente, come concetto è sempre parte di un Tutto.
LA MERAVIGLIA DEGLI ORGANISMI
Mentre questo è vero per quelle che chiamiamo cose inanimate, è ancora più evidente quando entriamo nel regno vivente. Nel capitolo XIV abbiamo già parlato delle meraviglie degli organismi. Le unità di vita possono essere concepite come separate ma non hanno nessun significato tranne che come aspetti di complessi organici. Abbiamo osservato che la maniera in cui un organismo come quello del nostro corpo mantiene la sua unità di forma mentre la sua popolazione di cellule cambia costantemente è un mistero. La nostra conoscenza degli ormoni non ci dà una risposta esauriente. La deficienza o la superfluità di questa o di quella secrezione chimica può spiegare certi schemi di comportamento fisici ma non spiega la normale saldatura di una complessità infinita in una unità organica. Il progetto di un architetto può essere modificato nella sua esecuzione dalla mancanza o dal tipo dei materiali, ma lo studio dei mattoni non svelerà il potere che fa emergere la casa da cumuli di sostanze diverse.
LA PERSONALITA'
Nel capitolo XVI abbiamo offerto definizioni formali della personalità e dell'individualità Esaminiamo adesso l'influenza che la personalità ha sulla nostra vita quotidiana. Ogni persona che incontriamo è unica. Le fisionomie e le impronte digitali differiscono tutte le une dalle altre. Ma oltre alle differenze fisiche esiste un'impressione totale intangibile che distingue una persona da una altra. Alcune personalità sono cariche di potere dinamico. Nessuna analisi di aspetti fisici può spiegare questo fatto. Coniamo delle frasi per descriverlo e parliamo di "magnetismo personale".
Ma l'unicità di ciascuna persona ha un'importanza particolare. Sia che si tratti di persone dinamiche o negative, pittoresche o banali, ciascuna mostra delle caratteristivhe che nessun'altra possiede. Le manifestazioni della vita non si ripetono, e questo ci fornisce un indizio per capire lo scopo della vita.
Abbiamo osservato la meraviglia dell'unità e della diversità al livello fisico degli organismi. Adesso attiriamo la attenzione sullo stesso principio che opera al livello psicologico della personalità. La personalità quando è analizzata si rivela composita e in costante cambiamento. A questo punto si potrebbe rileggere la descrizione che abbiamo fatto di "John Brown" nel capitolo XIV, dove abbiamo considerato principalmente gli elementi fisici. Ma i fattori psicologici della personalità sono altrettanto mutevoli quanto quelli fisici. Ciò nonostante conserviamo il nostro senso di identità personale o unità. Sappiamo di essere gli "stessi" sebbene tutti gli ingredienti psichici siano in costante flusso. La nostra vita psicologica sembra un misto assai instabile di pensieri, sentimenti, stati di animo e atteggiamenti, tutti mutevoli. Il senso dell'identità personale dovrebbe essere sprofondato nell'oblio dall'irrequietezza psichica del nostro camuffamento. Ma proprio come il nostro corpo conserva la sua unità mentre tutte le sue cellule cambiano, così noi conserviamo la nostra identità personale nel mezzo dei cambiamenti psicologici, anzi questa è la caratteristica più preziosa della condizione umana.

martedì 16 agosto 2011

156° Post - Mente e Materia.

Un saluto a chi mi legge.


Anche il Titolo di questo Post, Mente e Materia (il cui scritto lo riporterò quì di seguito) lo ricavo dal Libro di Arthur W. Osborn i cui dati ho riportato nel precedente Post.
Voglio precisare che la trascrizione che qualche volta faccio degli scritti di vari  Autori, non vuol significare la mia adesione al loro Pensiero, ma quando gli argomenti trattati possono servire ad esercitare la propria Riflessione su Temi di interesse generale, mi permetto di trascriverne alcuni contenuti con sentimento di riconoscenza. Penso che volendo adoperare le proprie personali facoltà, per Ricercare possibili risposte ai perchè che si presentano nella propria Mente, non si possa non condividere una "Condizione" di libertà personale pur nel rispetto di Coloro che Cercando, hanno trasmesso "proprie" considerazioni sui vari Argomenti.

Cordialità
Sopangi.

Dal Libro l'asse e il cerchio  Capitolo XIV  L'UOMO - 
pag. 96 MENTE E MATERIA

La visione popolare dell'uomo è quella di una creatura fisica provvista di una mente. Talvolta si afferma che questo rapporto è di mente e materia. Alcuni anni fa pensavamo di sapere di che cosa parlavamo quando usavamo il termine "materia". Ma i tempi sono cambiati, e "materia", nel senso di una sostanza tangibile e universale, ha cessato dall'aver un significato alla luce della fisica moderna. Non che la materia abbia cessato di esistere; non è mai esistita. E' sempre stata una teoria per spiegare la nostra esperienza sensoriale. I filosofi, in quanto distinti dagli scenziati, erano chiaramente consapevoli che la nostra conoscenza diretta è di dati sensoriali e non di "materia". Il problema di cosa si nasconda dietro queste esperienze sensoriali era, e rimane, irrisolto. Materia è un termine utile e niente di più.
Questo, tuttavia, non è il punto di vista comune. Per l'uomo comune la materia è qualcosa di reale, e quando egli urta con lo stinco contro un sasso non ha nessun dubbio di aver avuto uno spiacevole contatto con la "materia". Ma, naturalmente, non ha fatto nulla del genere. Quello di cui è effettivamente a conoscenza è l'estrema sensazione tangibile dovuta al suo violento contatto con il sasso. Anche gli altri sensi registrano il sasso, perchè egli lo può vedere, forse odorare e assaggiare, e così via. Ma in tutto ciò egli è ancora imprigionato nel cerchio dei suoi dati sensoriali. La natura essenziale del fenomeno "sasso" rimane ignota. Pochi fra noi dubitano che ci sia qualcosa di esterno, ma quel che sia questo "qualcosa di esterno" apre il campo ad ogni tipo di speculazione. Una delle speculazioni che ha causato la maggiore difficoltà intellettuale è stata la supposizione che la "materia" è morta. Oggi non siamo più così preoccupati da questa idea, perchè la "materia" è praticamente scomparsa dietro un paravento di equazioni matematiche.
Non ci si deve meravigliare molto se il rapporto tra mente e materia non è mai stato compreso. Come potrebbe mai esserci un rapporto tra vita e morte?.
Col passare degli anni i polemisti si sono trovati in un vivo disagio nei loro tentativi di sposare questa coppia incompatibile che guarda insistentemente in direzioni opposte. Alla fine si comprese che il matrimonio era impossibile ma che l'uno o l'altro dei due doveva cessare di esistere. Non ci fu dubbio su chi dovesse andarsene quando fu chiaramente riconosciuto che la "materia morta" non era mai stata oggetto di esperienza; che in realtà uno dei due partners che stavamo cercando di mettere insieme era una teoria!
La nostra certezza indubitabile appartiene alla vita. Oggi possiamo contemplare un universo vivente e considerare tutti i rapporti all'interno di esso in termini di differenti gradi di vita.
 

lunedì 8 agosto 2011

155° Post - Progresso e Tempo.

Un saluto a chi mi legge.


Il titolo di questo Post "Progresso e Tempo" è lo stesso titolo dell'argomento tratto dal Capitolo III PROGRESSO E CICLI del Libro l'asse e il cerchio alla ricerca della realtà in una prospettiva moderna di Arthur W. Osborn - Titolo originale dell'opera "THE AXIS AND THE RIM A Modern Quest For Reality"(Vincent Stuart, Ltd, London) edito nel 1963 e per la traduzione italiana di Francesco Cardelli edito nel 1969 da Casa Ed. Astrolabio-Ubaldini.
Ho pensato di riportare quanto scritto dalla pag. 26 alla pagina 29, perchè quanto l'Autore esprime, lo ritengo importante e un valido aiuto a riflettere e possibilmente "sviluppare" il tema trattato, relativamente alla "sensibilità" di colui che si troverà a leggerlo. Naturalmente per il Lettore che fosse interessato ad approfondire lo Scritto dell'Autore, potrà anche se forse con qualche difficoltà, visto che il Libro in oggetto non è di facile reperibilità, cercarne l'acquisto se già non nè fosse in possesso.

Cordialità,
Sopangi.

PROGRESSO E TEMPO

Il primo principio che ci guida è che il progresso è un concetto formato da esseri coscienti. Qualunque cosa possiamo intendere per progresso, non è certamente una qualche legge della "materia" quella che stiamo considerando, ma una legge della coscienza. Siamo quindi condotti a studiare l'essere umano individuale e a scoprire, se possibile, il fine della sua esistenza. Chiediamo inoltre, che parte rappresenta il processo temporale nella sua manifestazione, se esiste?
E' una ovvietà dire che nell'analisi fondamentale ciò che chiamiamo civiltà sia una proiezione dello stato della coscienza umana. Siamo noi, individualmente e collettivamente, che creiamo gli organi esterni della società e nel far ciò costruiamo il nostro ambiente. Il progresso così come è generalmente inteso nasce soltanto come risultato di uno sforzo cosciente che manca al livello animale. Gli uomini sono governati da forti impulsi che li spingono verso mete di ogni tipo e il raggiungimento di queste mete è detto progresso. Potremmo dire così che mentre non esiste nessuna "legge" del progresso, tuttavia fino a che gli uomini raggiungono mete concepite coscientemente il progresso, per lo meno in questo senso limitato e relativo, esiste.
Ma anche questo limitato concetto di progresso implica questioni più profonde. Che cosa governa le scelte umane e cosa spinge l'uomo a esprimersi nella maniera in cui si esprime? Questo sarà l'argomento di capitoli successivi. Stiamo adesso considerando l'elemento tempo in rapporto al progresso.
Il progresso - se dopo tutto esiste - può aver bisogno del Tempo, ma il Tempo in se stesso non crea il progresso. Parliamo del "cammino del tempo", e di "vivere nel tempo", costruendo in questo modo un'immagine del Tempo simile a un fiume che ci trasposrta sulla sua corrente. Questo è ciò che in filosofia è detto "sostanzializzare" o "ipostatizzare" il Tempo. Cioè, separare il Tempo dagli avvenimenti e concepirlo come una specie di assoluto in cui abbiamo il nostro essere.
Siamo consci della successione del movimento, ed è la nostra consapevolezza del succedersi degli avvenimenti che noi descriviamo come Tempo, necessariamente associato con il suo gemello, lo Spazio. Parliamo quindi di Tempo-Spazio e questa astrazione tende a trovare una rappresentazione pittorica cme se fosse un continuum, o una rete esterna, nella quale si verificano gli avvenimenti. Ma sono gli avvenimenti che creano la "rete", Tempo e Spazio non esistono al di fuori della consapevolezza umana. 
Il progresso quindi, se si verifica, non è dovuto a un qualche potere misterioso insito nel Tempo. Può naturalmente essere un'illusione. Noi esperimentiamo una successione di avvenimenti e, in maniera non critica, ammettiamo che gli avvenimenti successivi, in virtù del loro essere successivi riveleranno aspetti di novità e miglioramento. Ma, come abbiamo osservato, possiamo soltanto assistere all'emergere continuo delle stesse idee e condizioni della matrice della natura, ma siccome il passato è periodicamente cancellato dalla memoria conscia possiamo essere ingannati e indotti a pensare che ciascuna generazione sia contraddistinta da "progresso". E' plausibile concludere che, in senso assoluto, il progresso non si verifica, sebbene relativamente e in periodi relativamente brevi può sembrare che si verifichi. Ammettiamo, tuttavia, che il progresso abbia un significato anche in senso assoluto. Ciò implicherebbe che le successioni di tempo sono una progressiva rivelazione di qualche potenzialità interiore. Da dove nascono, allora, questi fattori che noi in Occidente crediamo si esprimano in una costante successione verso il miglioramento? E' chiaro che questi devono trovarsi nelle profondità dell'Essere, e trovare la loro espressione conscia al livello umano.
Da questo punto di vista, il processo di tempo sarebbe un processo di rivelazione di ciò che è già intrinseco nella Vita. Pensiamo di creare qualcosa di nuovo, mentre in realtà stiamo trasportando in una espressione superficiale i contenuti di un Plenum infinito. Quindi, il movimento progressivo lungo un piano inclinato di tempo lineare - - il concetto popolare di progresso - sarebbe soltanto apparente, non reale.
Una risposta a un problema, data su di un livello superficiale, raramente soddisfa per molto tempo. Il nostro esame dell'idea di progresso ci immerge in acque profonde, vi è anzi implicita niente di meno che la natura della Base dell'universo. Se siamo radicati nell'infinito, allora la successione di tempo sarebbe una manifestazione parziale della Realtà archetipa che trascende la nostra successione di tempo. Considereremo in seguito se ciò fornisca o no un principio che possa sostenere la nostra fede nel progresso.
Per il momento osserviamo che il segreto del progresso, ammettendo che tale progresso ci sia, risiede in una comprensione della natura della coscienza umana e del suo rapporto con l'universo. Torniamo in questo modo alla domanda se la natura può essere cambiata e, cosa di immediata importanza per il nostro argomento, se può essere cambiata per il meglio?

venerdì 5 agosto 2011

154° Post - Palpiti di Vita.

Un saluto a chi mi legge.



Palpiti di Vita.

Liberamente andrò per le Vie del Mondo,
comprensivo e vigile,
accompagnato dalla fedele emozione,
dall'istinto discriminante,
con intelletto semplice e composto.
Consapevole...mi relazionerò,
con la molteplice diversità vitale percepita
e nell'intuitivo momento,
dal possibile scambio,
trarremo Alimento per il Futuro,
con rinnovato fermento. 


Cordialità,
Sopangi.

martedì 2 agosto 2011

153° Post - Significati.

Un saluto a chi mi legge.


Vi è l'entrare e l'uscire,
nel movimento e nel riposo,
nell'andare e nel tornare,
nel parlare e nell'ascoltare
ed altro ancora
nel moto duale del nostro esistere.
La ciclicità vitale è regola e ritmo,
consapevole... nè colgo il significato.

Cordialità,
Sopangi.
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